Ho una migliore amica che voi ve la sognate. Vi accompagna lei dentro e fuori l’abisso? Vi adora quando mostrate la vostra quarta di reggiseno scoppiettante fuori da due gambe di gazzella? Ho perso i miei ventanni assaggiando la varietà depressiva delle vaschette di ospedale. La prima volta che sono innamorata e ho delle amiche e non ho le basi per comportarmi, per aspettare. Sono vorace. E vengo menomata. Vorrei baciare, abbracciare, stringere, senza essere fraintesa, e rimessa al suo posto. Sono diventata la fatina dei temporali e non recito un ruolo di una favola comandata verso il lieto fine anche se mi piace vederlo al cinema, e negli altri, e molto lo ripeto allo specchio. Quello che scopro vivendo in disparte, in una specie di grande clinica gabbia psichiatrica allargata con poche illusioni, con negozi, strade da perdersi, perdizioni irraggiungibili come gli angoli di alcuni videogiochi, musica da grandi altoparlanti come secondini fissati all’asfalto, occhi nei semafori che registrano i miei passi e i miei eccessi di velocità, il mio pensiero viaggia sui 500kmluce e a volte perdo l’equilibrio, barcollo, mi aggrappo al pericolo come una grossa ciambella glassata ne lecco gli zuccherini colorati, ma ne esco sempre fuori senza l’unto addosso, sono ricoperta da una crema solare ad alto schermo, è difficile più ferirmi o avvicinarmi se non siete lì per salvarmi dal terzo infarto, ho antenne attaccate ai pori che attraggono e respingono, e attenzione a non vincolarvi a me, non sareste i primi né gli ultimi raggi di un sistema che muoiono di combustione al mio contatto. Non si rimane folgorati dalla mia bellezza, ma intrappolati e assetati in un grande cabaret, i vostri vestiti hanno gli strascichi, e i più sobri le paillettes, non sono mai uscita dalla gonna di tulle e i miei piedi recano ancora le ferite di anni di puntine avvelenate sotto le scarpe, ripudio il teatro perché chi ci vive fa la vita del cane, e ne esce bastonato e bieco come un cane, ascolterò anche musica da Capannina ultimamente, pago per la compagnia raffinata, la clac, il tifo, la vittoria facile, i bigliettini lasciati sullo schermo del mac e per la mia voce roca al telefono, mi volto consciamente e spesso a guardarmi seno e cosce muscolose da piscina e da disciplina e penso a giornate intere che di beltà si muore e che sono fortunata. Per favore, non fatemi pentire di essere viva.
Trovatella0 (0)
Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]
Pagherei il biglietto per vedere questo spettacolo di cabaret.
pezzo stupendo
Ma io ti adoro!