Elisabetta P: Quanti ricordi sta canzone…
Solounoscoglio: Ti facevo più giovane.
E: Macchè, c’ho già un piede nella fossa.
S: Che aspetti, tiralo su in fretta!
E: Non posso. Pesa troppo. C’ho troppi sassolini nella scarpa.
Era il suo 60esimo compleanno, è stata una tragedia, ero così orgogliosa della tovaglia a motivi di frutta con cui ho dilapidato la mia pensione, è fondamentalmente colpa mia, anche se loro giurano di no, inconsciamente lo lasciano trapelare come una costante sottile, se non riesco a tenerli insieme senza accendere la miccia della dinamite, chiedo scusa per non essere poi capace di confortarla, di farle sentire il mio infinito amore e la mia infinita gratitudine, per ridurre tutto a un isterico appellarmi a santa maria goretti, lo sa dio che solo dalle sue mani mi sono lasciata imboccare prima di fare un solo passo senza quello zucchero e morire, per non riuscire a rassicurarla sul fatto che non è una vecchia, non è ridicola, non è patetica. Ha e avrà sempre il mio amore incondizionato, anche se mi fa arrabbiare perché non mi porta rifornimento per la mia dispensa che langue e io vado nel panico, il cervello sintonizzato sul canale carestia, ma non è una poverina, non glielo dico che è una poverina perché lei è una donna guerriera, come me, non è una vittima, non per niente sono sua figlia.
La solidarietà non è uno slogan, esiste indipendentemente dai sessi io almeno voglio credere così, non voglio rinchiudermi in un compartimento per signore. Ps dopo che se ne è andata la donna delle pulizie, lo struzzo influenzato che è in me ha tirato fuori il collo dalla terra, si è scrollato la cenere dal capo, si è asciugato gli occhi rossi, si è spadellato porri e cicerchie e si è messo a tavola come un cristiano, tanto la febbre ti toglie la fame quanto più dobbiamo dare le forze al nostro corpo di fronteggiarla. Rifocillata ho lisciato il lavello, impastato il mio famoso castagnaccio, perché non c’è nulla da impastare c’è solo da prendere una frusta e mescolare, è l’antidoto a qualunque depressione, un dolce che suscita complimenti, non ho bisogno di fare tanti strati, di montare creme o di modellare fiori di zucchero, stacco un rametto di rosmarino dalla piantina in terrazza, chiedo scusa per il dolore inflitto, spargo una manciata di pinoli, e aspetto che la mia creatura venga spazzolata molto prima di quando dico che dovrà essere mangiata, tipo dopo cena, ma se rompono le regole, allora ne vale veramente la pena.
Porri saltati e cicerchie
Ingredienti:
4 Porri
Olio Evo 2 cucchiai
Cicerchie secche 200g
Sale e Pepe Qb
Procedimento:
Semplicissimo, da principianti davvero, bollire da acqua fredda non salata le cicerchie senza ammollarle per circa un’ora, salare a fine cottura. A parte, in una padella o in uno wok, versare due cucchiai d’olio e far stufare i porri aggiungendo acqua poco a poco fino a che saranno teneri e appassiti, salare. Mettere in un piatto le cicerchie scolate, accostare i porri, pepare in abbondanza.
Questa ricetta partecipa a SALUTIAMOCI di febbraio, ospitato da La cuoca pasticciona, protagonisti CIPOLLE, SCALOGNO, PORRI.
Dimmi tutto!