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E’ tutto il giorno che vaneggio e deambulo con la febbre a 39 (e sono finalmente anch’io una taglia 42), la tosse secca che viene da dentro, la raucedine, gli umori che intasano la testa, comunque non ammorbo nessuno con lamentele, cerco di spettorare in silenzio, reagisco e vado dappertutto, cucino, sforno il mio ormai celebre castagnaccio (so fare solo quello, ma a sentire il babbo migliora ogni volta!) pulisco la casa, porto fuori il cane con la pioggia, la vita va avanti, non ho fame ma bado di mangiare lo stesso, per prendere le medicine, non mi infilo sotto una coperta e lascio il mondo fuori, per un po’, no, cavalco l’ondata di benessere che mi da il triptofano, assumo cioccolata in quantità spropositata, evidentemente il mio cervello ne ha un disperato bisogno, col Gianni le cose non vanno bene, da quando sono sparita per qualche giorno, in riflessione, e poi mi sono chiarita spiegandogli che mi sentivo offesa personalmente se dava dei coglioni al mio staff di dottori che, porcaccia la miseria, non saranno fautori di miracoli, ma mi hanno salvato la vita quando ero da raccattare col mestolino dai pavimenti di psichiatria, quando mi nascondevo rantolando senza voce dietro gli armadietti senza lucchetto a manipolare con la mia assenza, con le minacce di suicidio coi coltellini di plastica che ci arrivavano col vitto, a urlare e a implorare di comprarmi le insalatone in busta senza calorie per riempire uno stomaco inesorabilmente vuoto e infinitamente affamato, quando mi imboccavano l’ensure alla vaniglia su per la bocca e io lo sputavo, quando contraffacevo la pompa della pappa e ne riempivo mutande impregnate invece che veicolarla al forellino nella pancia, e la pappa si volatilizzava, magicamente, mentre io continuavo a dimagrire, e poi mi sottomettevo alla coperta e pigolavo per imbottirmi di EN dopo “pranzo”, quando arrivavano le visite, solo la mamma e il babbo potevano sopportare il mio declino, la mia ascesa all’ascesi totale, terminale, e io non potevo tollerare neanche una ciotolata di orzo, una marmellatina che arrivava alla bocca come un aeroplanino, una per la mamma, una per il babbo, una per la sorella che faceva fatica a mettere piede in ospedale per quel timore che hanno tutti di vederci morire, di vedersi morire lentamente, dietro una porta blindata e sorvegliata, negando una parentela con la stupida incarnazione allegorica dell’inedia nel mondo del benessere, nel nome di una e-vanescente purezza d’animo che non avrei mai trovato nemmeno in cielo, quando mettevo una gambina emaciata dietro l’altra avvolta in una coperta sudicia che si strascinava per terra come una barbona, quando i miei capelli cadevano a ciocche nelle docce dove si finiva a turno ogni mattina e se mi andava bene ero la prima ed era appena disinfettate e il barattolone dello shampoo neutro era appena stato riempito, quando la os Paolona mi fulminava con lo sguardo e mi puniva selvaggiamente se mi trovava un accendino nascosto dentro la cucitura delle ciabatte e mi sfotteva accendendosi una sigaretta alla nostra faccia -noi avevamo la distribuzione a orario, una ogni due ore- mentre sistemava le sue carte a abbassandosi a giocare con noi a burraco per passare quel tempo che non passava mai, che poi  è diventata la Paolina, da quando ho saputo che è stata proprio lei che mi ha fatto il massaggio cardiaco per terra nel corridoio quasi sfracellandomi le costole osteoporotiche quando ho avuto l’infarto, quando vendevo disperatamente i dvd per comprarmi le lattine di birra fortemente alcolica, calpestando l’ultimo briciolo di dignità che mi era rimasta, quando entravo nei supermercati e piangevo nei retrobottega supplicando di non essere accusata per quella che ero, una vera e propria ladra, quando la mia voglia di vivere se ne andava giù con lo sciacquone in quei bagni dove la gente si mangiava la sua stessa merda, e comunque pulisssero dalla mattina alla sera, la malattia non si disincrostava mai, le bruciature di sigarette nei bicchierini di plastica a deodorare l’ambiente, lo sa il Gianni come stavo prima che mi legassero al letto perché se no io andavo a seguire le sirene della morte, lo sa lui che io ho ritrovato il senno anche grazie a questi dottori, che questa la mia psicologa mi sta sviscerando i noccioli, che i miei genitori sono stati davvero forti di fronte alla mia tragedia e non mi hanno mai fatto mancare la fiducia anche quando io stessa l’avevo persa, che hanno dosato l’equilibrio, e forse ce ne è voluto di tempo, e forse il grosso lavoro l’ho fatto davvero io, ma posso dire di non essermi mai sentita sola nel mio percorso, e chi è lui per criticare senza sapere davvero lo scempio che è stata la mia malattia prima che trovassero una soluzione per me, e quindi gliel’ho detto, e lui ha detto di sentirsi amareggiato, solo perché non voglio fare come dice lui. Io non ci credo nei miracoli, io non ci credo che devo andare dall’esorcista. Non è vero che i miei dottori sono dei coglioni. Credo nel compiersi del mio destino, progressivamente, passo dopo passo, a fianco di chi amo, anche sapendo chiedere aiuto quando vedo che non ce la faccio, a reggere tutto, essere donna, essere figlia, lavorare, ora, a breve, avere responsabilità, mantenere una casa, un padre e una madre che si sono spolpati per me, che hanno messo a seccare il loro cuore per vedermi ridotta in quel modo. Ora, per concludere i miei deliri febbricitanti di oggi, scopro di avere un vero e proprio Amore per le parole. Per il Logo. Ed è questo che mi salva. Anche nelle peggiori condizioni, nei reparti più miserabili degli ospedali, io chiedevo di avere un foglio e una penna, e capillarizzavo con le parole descrivendo quella pulsione della vita che non si decideva e non voleva morire. Le parole le amo, le dispongo, le arriccio, le compongo, le affianco, le lecco come lecco lo zucchero a velo sopra la schiacciata alla fiorentina fino a far diventare la superficie lucida e mordo la pasta morbida e sciocca dal vago sentore d’arancia, le ho sempre annaffiate e curate con l’amore che si mette nel ricercare un tesoro: la x sulla mappa mi ha riportata tortuosamente, ma viva, a casa.

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33 commenti su “Your mother should know
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  1. …Mi hai lasciato senza fiato… I tuoi luminosissimi occhi, dalla foto, mostrano una donna straordinaria, nell’esatta accezione di “fuori dal comune”. Anche per me le parole sono state da sempre una sorta di catarsi, un’ancora nel fondo degli abissi bui. E credo sia grazie a loro se da certi abissi, nel passato, non sono stata inghiottita… Ti abbraccio forte!

  2. ho aspettato un po’ a commentare perchè in un certo senso non mi sentivo ‘degna’…e avevo paura di dire stupidaggini o cose superficiali…beh, la paura c’è sempre ma alla fine mi fa piacere anche farti sentire che ho letto e che quello che scrivi riguardo la tua esperienza di terapia mi tocca sempre molto!! io non ho mai avuto esperienze del genere…pur essendomi ridotta in stati pietosi, diciamo che da un lato il fisico ha sempre resistito e dall’altro i miei mi sono sempre stati molto vicini, talvolta anche ‘invadendo’ (almeno per come lo percepivo io) la mia libertà e forzandomi a mangiare…e beh, a questo punto gliene sono grata… insomma, volevo dire che in questo non posso dirti ‘ti capisco perchè ci sono passata’, ma ugualmente credo di poter in parte immaginare e so che deve essere stata durissima…non sono parole di circostanza, credimi!
    i medici, in generale non credo che possano definirsi ‘coglioni’ …voglio dire, sono esseri umani e si tratta di una professione davvero difficile, non di una scienza esatta…un lavoro di responsabilità in cui ci si mette in gioco giorno dopo giorno e capita di sbagliare purtroppo… per fortuna tu hai trovato dei medici capaci di accompagnarti in questo cammino e di darti una mano (anche io all’ospedale ho trovato persone davvero valide, molto più di tanti altri a pagamento, tra parentesi), anche se io credo che gran parte del lavoro l’abbia fatto tu, con la tua voglia di vivere tenacissima che ha sempre lottato contro la parte di te che si stava lasciando andare!! ed è anche bello vedere come tu abbia mantenuto un legame con queste persone (medici e infermieri…ma anche gli altri pazienti) 🙂
    quanto a Gianni…beh qui non me la sento proprio di pronunciarmi, ma trovo positivo che tu gli dica chiaro e tondo se qualcosa non va…e ti vedo equilibrata anche nel rapporto con lui, cioè, si sente che non sei dipendente dal suo giudizio e questo è senz’altro positivo, a prescindere da come evolverà la relazione 🙂
    come va con l’influenza? spero meglio…anche mia mamma ‘sti giorni che è venuta a trovarmi era influenzata, spero che non mi abbia contagiata 😀
    mangia tanta cioccolata fondente, mi raccomando, che è piena di triptofano 😉 (io non so che farei senza il cacao…e senza il lievito in scaglie :D)

    1. ahhhh il lievito in scaglie…una lunga storia d’amore! il cioccolato l’ho finito mannaggia e il babbo m’ha detto che pre due settimane non ha intenzione di portarmi al super io sono già nel panico, detesto vedere la dispensa svuotarsi, mi mette ansia di rimanere senza questo o quello… forse il mio cervello si è messo in status carestia visto i trascorsi passati e ora va in tilt appena consumo qualcos aho subito bisogno di ricomprarla e rimetterla al suo posto non ce la fo a vedere i “buchi”, ti è familare sta cosa? dimmi che non sono l’unica pazza! comunque, l’influenza non mi molla, ma io cerco di mangiare lo stesso, di mandare avanti casa e baracca anche perché c’ho fame nonostante la febbre! grazie per la condivisione della tua esperienza, anch’io per tanti anni ho avuto una malattia “latente” nel senso che non si ripercuoteva sul fisico, insomma fisicamente ero sana e in carne stavo bene, poi l’anno scorso sono andata a picco e mi hanno dovuta ricoverare in una specie di TSO non formale ma di fatto lo era, perché non potevo decidere io di me stessa, ma guardandomi indietro posso dire che i miei dott hanno fatto bene, anche se hanno adottato misure forti quali legarmi quando io non riuscivo a comportarmi bene (ad esempio quando non riuscivo a non vomitare anche nei lavandini, nei cestini o direttamente per terra, se non ero legata al letto dopo i pasti)… forse hanno anche sbagliato a volte, sono esseri umani ed io ero veramente un caso tosto, inconcepibile, era difficile capirmi e quindi trattarmi…ma certo non posso proprio dire che non mi abbiano tenuta a cuore per tutto il tempo. ps anche se c’ho la febbre sono così contenta perché m0ha tel il babbo appena ora e m’ha detto che mi vuole tanto bene, e io gongolo

      1. eh come no se mi è familiare la tendenza ad accumulare cibo stile carestia -.- così come la tendenza opposta, troppo cibo in casa mi spaventa (ora come ora, mi vergogno a dirlo, ma prevale la seconda fase 🙁 …accumulare troppo mi manda in ansia) ma in fondo sono due facce della stessa medaglia credo!! comunque, nel tuo caso, se vuoi comprare la cioccolata per poi mangiarla mi sembra una forma ‘sana’ di accumulo, insomma non è che la tieni lì ‘per bellezza’ ma ti è utile 🙂
        quanto alla mia esperienza, è stata molto complessa negli anni con ‘cambiamenti di sintomo’ abbastanza marcati magari te ne parlerò meglio in pvt… in ogni caso io sono tutt’ora abbastanza terrorizzata dalla parola tso che tante volte è stata usata per minacciarmi …conta che una volta sono arrivata a scappare di casa perchè mi volevano a tutti i costi ricoverare (non tso formale, anche in questo caso, però in pratica non avrei avuto scelta :S)…non so come sarebbe andata se avessi accettato un ricovero, certo è che a volte le ‘misure forti’ ci salvano la vita e quel che noi viviamo lì per lì come una violenza è per prevenire disastri ben più gravi!! certo l’esperienza che descrivi sembra davvero dura…un po’ per l’ambiente del reparto psichiatria (io ci vado per le visite e non entro proprio nelle camere, ma già da quel che vedo ho un ‘assaggio’ di quanto possa essere pesante il clima lì dentro e dolorosa la sofferenza propria e degli altri) un po’ proprio per il tuo vissuto personale…per cui ti ripeto che sei stata davvero forte e questa esperienza adesso rimarrà dentro di te continuando ad arricchirti, perchè si vede anche che al di là della sofferenza ti ha lasciato una cicatrice ‘positiva’, spero si capisca quello che voglio dire…
        un abbraccio e guarisci presto anche dall’influenza!!

        1. ma lo sai che anch’io negli ultimi due giorni sono presa dall’ansia della dispensa piena e sto cercando di consumare il più possibile (anche perché, lo ammetto, così avranno il coraggio di riportarmi al naturasì), ho svuotato tutto e levato il superfluo, fatto dolce con tutti gli avanzi di coco, noci, uvetta, pinoli, buttato tutto insieme nella teglia e boh…stasera si vedrà cosa scoppia fuori dal forno hahahah. per la psichiatria, ti capisco, è TRISTERRIMO come ambiente, ma non tanto per i malati sai, loro sono la parte migliore….io ne ho conosciuti di fortissimi, e poi ho anche creato un legame indissolubile con la mia sorellona di stanza, una ragazza che come me ci ha passato praticamente mezza vita in quel reparto, secondo me è invece il fatto della reclusione che rende l’atmosfera cupa…

      2. Il miracolo l’hai già fatto tu, insieme ai tuoi genitori e anche ai medici “coglioni”. Non vedo che altro miracolo ci si debba aspettare da te! Sei viva, stai meglio, sei una donna fantastica, hai talento… ti auguro solo il meglio e sono certa che lo avrai!

      3. Cara Elisabetta, mi piace che tu abbia recuperato il tuo senno e che un Astolfo in camice bianco ti abbia aiutato a recuperarlo… fai bene a difendere i tuoi dottori per la loro impresa sulla luna 😉 anche se io penso che fosse la tua penna a custodirlo. Ti mando un bacio, con tutte quelle parole in testa a rappresentarti non si resta soli 🙂 è un piacere leggerti. Laura

      4. Sai tesoro… quando scrivi queste cose sembra di essere li con te…
        sembra che le stai raccontando e non scrivendo.
        Hai un dono…
        E, il Gianni se vuole capire capirà…altrimenti, amen…
        Sei stata forte, hai vinto un brutto tiro che la vita ti stava giocando…
        quindi, piano piano avrai tutto… formerai anche la tua famiglia con tanto di bimbi 🙂
        e, sarai un’ottima mamma, moglie,casalinga, figlia, sorella, amica,lavoratrice e tutti i ruoli che noi donne assumiamo nell’arco della giornata.
        Continua così tesoro mio…
        un bacione

        1. esatto, se capirà, io lo accoglierò a braccia aperte e ti dico la verità, vorrei tanto che lo facesse, perché mi manca. però non poteva andare avanti a farmi lui da psicologo capito…non doveva essere il suo ruolo. grazie per le tue parole, mi gratificano tanto :*

          1. coraggio, è un influenza tremenda questa, ci sono passato 🙂
            p.s. scrivi sempre in modo splendidamente coinvolgente, mi piace proprio.
            e la X spesso è proprio il punto in cui scavare 😉

                    1. già, forse le cose tra me e il Gianni si aggiusteranno, forse no, quello che sento è che non mi lascerò abbattere troppo anche se non dovesse funzionare, io valgo indipendentemente dal fatto che ci sia qualcuno a dirmelo. anche perché lui mi diceva che io valevo nella misura in cui seguivo le sue dritte. e invece io voglio sentirmi accettata, alla pari

                    2. Tu hai un dono, che è bello e crudo come la vita e che co-mmuove l’animo di chi ti legge. Un dono che non di tutti né per tutti. Forse le cose tra te e Gianni si aggiusteranno, forse no, ma leggerti oggi rende tutta la misura di quanto tu sia veramente ‘magnanima’ (in senso letterale) come figlia della tua esperienza di vita e come donna. Concordo con ranagiovanna, chi non capisce ha ancora tanto da imparare…

                    3. tesoro che forza dai con le parole che amore per la vita nonostante tutto ! veramente “ragione e sentimento” – il più bel regalo di compleanno queste parole arricciate a fiocco, piene di dignità e orgoglio. E chi non le capisce quanto ha ancora da imparare dalla vita e da una donna. un bacioe un abbraccio stretto stretto fino a domattina:::: ah fra 10 minuti sono 60!!!!!!!!!

                    4. Cucciola.. è bello vedere quanto tu sia caparbia, splendida e coraggiosa. E concordo con l’amica qui sopra. La tua è una dote, scrivi e non smettere mai.. è il tuo bellissimo modo per dire chi sei e cosa vuoi. E lo fai meravigliosamente! Sei davvero forte ma cerca anche di riposare, così starai meglio subito 😀 E la cioccolata fa taaanto beneee… senza quella chi riesce a stare? Poi, amica mia.. io sono sicura e certa che i tuoi dottori siano stati persone meravigliose, in grado di aiutarti e di spronarti per tornare alla vita: quella vera, quella piena d’amore che t’attende. Solo che chi abbiamo a fianco a volte non può capire.. non riesce a comprendere cosa significhi una malattia, uno status mentale, una debilitazione fisica.. perchè non l’hanno provata. Sapessi quante volte mi sono sentita dire che i miei dottori erano inutili, incapaci.. solo perchè ‘non giungevano alle conclusioni che volevano gli altri’.. solo perchè non capivano un metodo, solo perchè… solo io dovevo avere fiducia in quei medici che mi aiutavano! Purtroppo chi non prova non può capire appieno.. forse Gianni vorrebbe che tu stessi bene subito, ora.. non riuscendo a capire il tempo che ci vuole e per questo pensa che i ‘medici siano imbecilli’. Devi avere pazienza, ma sono certa che tutto si aggiusterà! Ti voglio bene cucciola!! E cerca di riposareeeeee <3 <3

                      1. anche se volessi smettere di scrivere non ci riuscirei, a volte è la scrittura che mi prende e non io lei! sì è vero fors eil Gianni vorrebbe il miracolo, ma nessuno più di noi sa quanto i miracoli siano soluzioni facili che con contemplino la fatica di compiere un percorso in salita, perché è tanto in salita, e tu lo sai, ma io non mi lascio amareggiare, tengo la testa alta e difendo a spada tratta i miei dottori che forse non avranno in mano un olio benedetto, ma mi hanno sempre tenuta a cuore anche quando loro stessi potevano mandarmi a fanculo e lasciarmi crepare – tanto era quello che volevo, no!-

                    5. Sei stata coraggiosa ad affrontare tutto quello che hai passato. Complimenti davvero. E poi… le tue parole lasciano senza fiato!

                    6. che dire…i tuoi pensieri mi disarmano sempre. Sei una guerriera e come tale non molli mai! Nemmeno con la febbre…scrivi per Dio! Perché è una dote la tua e io questa tua dote l’adoro…

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