E’ arrivato il momento di Let it be. Stamattina sono uscita con Gianni, il pretendente old-fashion, e mi ha raccomandato di nuovo di andare in chiesa: per farlo contento, ci andrò domattina.
Ho mangiato e mangerò tanto per fare contenti tutti, che finalmente potranno dire di avere una figliola bella grassa ché bella secca non si è mai sentito e lei a pranzo si era sentita così felice d’ingrassare e di rimpinzarsi che non aveva mancato di ricordare ai suoi genitori la linea sottile che aveva varcato l’anno precedente quando le avevano detto che sarebbe passata a medicina generale per andare in un posto migliore quando in realtà non volevano dirle che stava andando in quel reparto a morire, perché era un’anoressica terminale, e fumando nascosta nei bagni, arraffando qualche fetta di pane dai vassoi impilati nei vagoni ruotati del vitto serale, accanto alla spazzatura biologica di cateteri, garze, pannoloni, aveva giocato a burraco con la mamma con le carte in disordine sui quattro strati di coperte, guardato nella televisione nuova che era appena passata al digitale e che non sintonizzava bene i canali, ma tanto c’erano sempre i film di natale, col braccino stecchito da cui passata il tubo parenterare dritto al cuore, raccoglieva glucosio puro che le dava la poca forza di rispondere alle domande dell’eredità, di apostrofare gli errori di Carlo Conti, aveva ricevuto l’ultimo balocco di Hello Kitty della sua vita, era saltata in piedi quando aveva visto la sua amica Lucilla, e la ex del mago, che le aveva regalato quella crema per il corpo che bastava per mille volte spalmata sul suo corpo, e aveva rimandato il suo congedarsi angosciante da questa terra, smettendo di rimpicciolirsi ancora, accettando quella cucciaiata di marmellata, vedi, non riesco più a parlare in prima persona. Cosa mi ha lasciato l’ospedale. E cosa io ho lasciato lì. La Stefania, e così tante altre cose, la dignità, quella l’ho tenuta latente e ho creduto di perderla, quando mi hanno legata, quando più facevo i capricci e più mi negavano tutto, ma ora, con quanta più umiltà la sfodero orgogliosamente. A parte i flash e i ricordi, pomeriggio impegnato, ecco il memorandum-che-ve-frega-non-ce-lo-metti: fare la lista della spesa per il lunedì-con-la-mamma-dal-naturasì, mettere le marmellatine d’arancia e frutta secca autoprodotte sotto l’albero di natale, decidere a chi regalarle e se telefonare i parenti per fare gli auguri, mettere a bagno i fagioli di soia per fare il latte domani, scrivere un post sul blog, e lo sto facendo, a cacca di cane, ma lo sto facendo, scrivere la ricetta dei wuster di tofu coi rapini su vegan blog se mi fa caricare le foto, mettere l’iphone in carica al Mac, riordinare divano, sentire se va tutto bene a casa di mamma e ripulire da cima a fondo nei dettagli la mia, mettere il grasso nella macchina del caffè, rifare letto babbo, accendere candele, sistemare letto e peluche, farsi tisana (fatto), scrivere del Beethoven suonato da Richter ascoltato in macchina e dell’esecuzione sublime e sostenuta coronata da fragorosi applausi, paragonarla a quella, molto bella, stravagante e nello stesso tempo mesta di Gulda, asciugare la Telma ché-piove-che-Dio-la-manda, mettere a asciugare i vestiti zuppi, ordinare la dispensa (non lo farò mai), cercare la ricetta dei biscottini con la farina di marroni, fare la Cecina, fare eventualmente i biscottini,
ridere del parcheggio del babbo e dell’allarmino della macchina e di lui che dice”che vuoi di più un rene, il sangue” alla GigiSabani che faceva la pubblicità degli scooter, dare al babbo spiegazioni di Gianni e chiedergli se domattina mi accompagna in chiesa, dargli un bacino e dirgli che ora, dopo che l’albero di Natale ci sta portando particolarmente bene in questo periodo, dopo aver infornato la Cecina, dopo tutto questo bel panorama di solennità svolte per celebrarlo, me ne vado sontuosamente a farmi i cazzi miei.
Cecina viareggina, Ingredienti per 2 persone:
2 tazze di farina di ceci
2 cucchiaini di sale
1 macinata abbondantissima di pepe nero
6 cucchiai di olio extravergine di oliva
Procedimento:
Setacciare la farina in una ciotola col sale, aggiungere acqua fino a formare una pastella semiliquida, lasciare riposare in un luogo tiepido coperta da un canovaccio per due ore. Preriscaldare il forno ventilato a 220, mettere due tegliette da 22×20 in forno con una girata abbondante d’olio l’una e quando l’olio è bollente tirarle fuori e versarci la pastella di ceci, infornare per 15 minuti o finché è dorata e si forma la crosticina. Ottima servita con sopra una dadolata di pomodorini ciliegini conditi con del basilico fresco!
L’esorcismo della ritualità0 (0)
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ammemmipiace che ti devo dì, sarò masochista 😉
ciao arteMamma: buona domenica a te 😉
C’è da dire che adesso scrivi meglio ma mangi molto peggioXD
Buon sabato sera!
🙂
Stesso spasimante il Gianni o altro che ti suggerisce di andare in chiesa? Vacci se ti va , ma non è obbligatorio, mia cara! Cura il tuo cucinare e fatti la cose tue in massima libertà! Ma tieni duro !! Forza mò!!
certo che tengo duro, ora più che mai, questo Natale è per me rinascita totale e simbolo, morza mòòò!
E certo , mia cara , ora più che mai da tener duro ! Forza , forza mò!! Buona domenica !