Si trovava da sola alla fermata del l’autobus, il pranzo con la sorella era stato un fallimento ed era rimasta molto delusa del suo comportamento a tavola. La casa nuova era bellissima, certo, ancora vuota e tutta da sistemare, mancava il letto, le sedie della cucina non avevano i feltrini per non graffiare il parquet,e il caffè della macchinetta nuova era pessimo, imbevibile, lei che avrebbe scolato anche la sciacquatura dei piatti ne rovesciò la metà nel lavandino. Le apri il cuore dicendole sinceramente che era tanto difficile, che arrancava ogni giorno, che per il mangiare stava andando parecchio bene, mangiava eccome se mangiava, tanto, e di gusto, quella mattina si era scubettata una fetta grande del castagnaccio avanzato dalla tragica cena con la vicina della sera precedente, a pranzo, nonostante le fosse passata la fame, si era ingozzata di verdure grigliate e tofu marinati nell’aceto balsamico, per estraniarsi un pochino dal discorso, dal disgusto, dalla sorella che per la prima volta nella sua vita davanti a lei alzava la voce e iperventilava, si concentrò sul cibo , un’autistica, come avrebbe fatto suo padre messo alle strette di fronte alla realtà dei propri genitori, non avrebbe mai smesso di essere figlia, quel legame la incatenava a vita, solo la sorella poteva salvarla, e la sorella era troppo orgogliosa per lasciare correre il bicchierino di vino al pasto, che diventavano due, che diventavano tre, e voleva proteggerla come proteggeva la nonna Sela quando alzava un po’ il gomito anche lei, la mamma le ricordo’ che il nonno da giovane era stato in clinica a disintossicarsi pure lui, doveva essere una cosa congenita e allora forse aveva ragione il babbo quando diceva che il gene del maligno passava attraverso di lei.
Dimmi tutto!