A Jaele avevano preso il caffè dopo tre giorni di storie assurde, dopo che il dottore aveva scritto per filo e per segno sulla cartella che doveva averne ben due al giorno. Però è vero, questa volta si era comportata bene, aveva fatto tutte le sue nutrizioni, sia serali chhe mattutine, senza vomitarle, e se l’era beccato anche zuccherato, il caffè, quando lei e la sua mente malata lo avevano richiesto espressamente senza zucchero, e mamma quant’era buono lo stesso…anzi…bello dolce che si spandeva sulla lingua come un cioccolatino cremoso che erano anni che non mangiavi, come il morsettino di cioccolata di willy wonka che il piccolo si assapora dopo anni di stenti e gelo (l’avete letta la fabbrica di cioccolato?!? è una scena al limite del commovente nonostante sia un libro da bambini). Ecco, Jaele era come il piccolo bambino che si assaggia la sua golosità dopo un anno e mezzo di privazioni, offese, maltrattamenti, costrizioni al letto con le cinghie, nutrizioni forzate a basa di non so quali schifezze ipercaloriche, maleparole, e senza mai vedere uno spicchio di sole né una goccia di pioggia, né una faccia amica, poche sigarette, depressione nera, crisi al limite della follia. Jaele stava ingrassando, ma doveva cercare di non pensarci, in mezzo a quelle grida di gente che gridava per non infilarsi nemmeno nella doccia, che si buttava in terra per una sigaretta, che bestemmiava e picchiava, o si picchiava da solo. Se l’era viste passare di tutte davanti, Jaele, di tutti i tipi, gente matta e meno matta o depressa o strana o psicotica che entrava e usciva nell’arco di una settimana o di pochi giorni mentre lei restava lì a vegetare e a deambulare anche lei diventata ossessiva da quell’ambiente, dove regnavano solo sigarette, ricerca di sigarette, fumo di sigarette, freddo di finestre spalancate mentre si consumavano mozziconi di sigarette, rosicati e rubati a fatica anche dai posaceneri in cerca di un attimo di tregua, effimera, momentanea, un respiro di un nanosecondo intossicato, quando si perde anche la mente per leggere, per scrivere, per pensare, per volersi bene, nella durissima lotta quotidiana a tornare un essere umano.
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in poche parole:
NON CI PENSARE – NON CI PENSARE – NON CI PENSARE (“Jaele stava ingrassando, ma doveva cercare di non pensarci).
TORNA – TORNA – TORNA (“…nella durissima lotta quotidiana a tornare un essere umano).
W IL CAFFE’ – W LE SIGARETTE – W SOLO UN MORSO ALLA WILLY WONKA.
Sono con te, dentro una storia che attraversa muri, città, oceani e continenti.