Era andata dalla psicologa e ne era uscita con le migliori intenzioni, ne usciva sempre soddisfatta, era il suo pensatoio privato, la sua tana dell’alchimista, ma anche il cesto dove buttare tutti i panni sporchi della settimana, e raccogliere le ceneri delle bruciature dei vestiti per farsene su misura di nuovi come tante arabe fenici, anche i suoi genitori quella mattina avevano la seduta con la psicologa, un’altra, ovviamente, un luogo di sfogo per entrambi per far fronte alla difficoltà di convivere con una figlia malata, pareva che il babbo avesse parlato bene di lei, di quanto stava mangiando, macrobiotico e strano per lui, è vero, ma almeno mangiava e con appetito, del suo corpo che stava tornando quello di una donna, di quante cose facevano insieme e del viaggio a Genova e naturalmente aveva parlato anche dell’alcol, sempre lì nascosto a pochi centesimi al supermercato pronto e pericoloso ad essere afferrato e raggiunto con i peggiori stratagemmi, a rovinare tutto quel poco d’effetto che gli psicofarmaci potevano fare su di lei. Non era una psicotica, assomigliava forse di più allora a una più antica nevrotica. Dopo le rispettive sedute erano tornati a mangiare insieme a casa, lui si era riscaldato quattro fette di cotechino con le lenticchie, lei glielo aveva anche tagliato e storse il naso quando lo tolse dall’involucro per posizionarglielo nella scodella con la zuppa e percepì forte l’odore nauseabondo della carne tumefatta calda, aveva invece disposto accuratamente tanti cubetti di tofu alle erbe sopra un cespuglio di broccoli al vapore e ci aveva buttato sopra tre pizzichi grossi di alghe e semi di sesamo nel suo piatto, voleva andare al naturasì a comprare qualche ingrediente per le sue ricette macrobiotiche e vegan, gli disse mentre mangiavano, ma lui espresse un no categorico e non volle sentire ragioni diceva che aveva già tanto di quei pezzi di cartone in casa e che non doveva più fissarsi ossessivamente sul comprare quella roba esotica per fare pasticci in cucina, cerchiamo di far andare bene le cose, le aveva detto, a suon di minaccia, e lei per debolezza lo aveva abbracciato e gli aveva risposto: andrà tutto bene, faremo come vuoi tu, se tu non vuoi, non andremo da nessuna parte. Faceva sempre come voleva lui, pur di non vederlo ammusonire e ingrigire nel suo cinismo, a quello che voleva davvero lei non aveva proprio tempo per pensarci, impegnata a far fronte alla continua richiesta implicita e esplicita di essere una figlia amorevole e dedita solo a farlo felice, a viziarlo. Che poi felice non lo faceva comunque, si sbagliava, perché si sforzava talmente tanto di esser perfetta che per sostenere un peso così gravoso sulle spalle poi finiva per combinare pasticci davvero, e non in cucina, ma in cantina. La psicologa le aveva detto che non aveva a che fare davvero con due persone, ma con due personaggi, nel mondo esplicati come padre e madre, che vivevano dentro di lei e che ad ogni sorgente di emozione, arrivavano a insidiarla e insediarla con le voci e i corpi dei genitori. Era con questi due brutti ceffi che la abitavano, che doveva lottare, e che doveva sistemare per bene, con cautela nel presepe del suo prossimo Natale, un anno esatto dall’infarto, oltre all’albero di New York doveva ricostruire il suo presepe personale dove c’era anche la psicologa con la sua pecorella, e aveva messo a portare la legna la vicina di casa, lontana dalla capanuccia, una stella cometa bruciava nel cielo, simbolicamente come aveva fatto coi pantaloni, ma questa volta rischiava di bruciare anche se stessa se avesse appiccato il fuoco, quindi non avrebbe dovuto ricreare un rogo, ma accendere solo una delicata scintilla.
Il presepe macrobiotico0 (0)
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Anch’io ho lottato per anni con il fatto di dover rendere felici i miei genitori, poi ho deciso che ero più importante io e ne sono uscita. Non è facile, ma ricorda che sei tu il tuo perno, il tuo mondo.
Grazie per essere passata sul mio blog, seguirò il tuo con piacere.
Antares
ps: non far caso all’anno di nascita, 1984 è legato al libro di Orweel: io sono un pò più grande, diciamo così!
ti leggo per la prima volta…e allora mi viene da stare in punta di piedi….e osservare se ti va….poi penso a tutte le volte che passo da naturasì per comprare caccavelle per le mie ricette vegan\macrobiotiche e la differenza di avere qualcuno davanti…. qui ridono di me, della mia passione, ma mangiano felici e non hanno paura del mondo perchè lo provano anche attraverso il gusto…e nemmeno tu hai paura del mondo…..
tesoro forse è una colpa di noi genitori che vogliamo condizionare i nostri figli…
I genitori , spesso , con esperienza ed errori fatti pensano di fare in modo che i figli non ne commettano…ma, questo è sbagliato… i nostri figli devono fare le esperienze da soli, mettendoci da parte… per far uscire la personalità dei nostri figli… ed essere comunque presenti quando il figlio chiede aiuto… ( forse questo mio pensiero dovrebbero leggerlo i tuoi)
forse, tuo padre ho solo paura della tua personalità? ha paura che se tu diventi troppo dipendente con una tua personalità lo lasci solo… forse ha solo paura di perderti.
Ma, tu fagli capire che tu sei tu… e con una tua identità… e non per questo lascerai solo lui o tua madre… io, parlo da profana… sono solo una mamma con 2 piccoli… e, non ho altre competenze…
ma, credo che un genitore non può imporsi più di tanto… e, tu a parer mio non devi fare le cose per piacere o mamma o a papà…
Di errori nella vita nè facciamo tanti… sia genitori che figli… ma, credo che l’amore che lega i genitori ad un figlio supera ogni cosa…
solo l’amore può curare ogni ferita…
un bacio
dai…sei bimba…non ti scoraggiare.
lavoraci con costanza e tenacia. Fatti aiutare. Ce la farai.
mi sa che non leggo più.
Troppa angosia.
Fa male.
Ma no, dai…leggerò.
ho combattuto per anni col bisogno di fare felice mio padre.
Sbagliando tutto.
Ho dovuto lottare poi con lo strascico di questo.
Ma sarebbe troppo lungo da spiegare qui.
Adesso mi sono trovata.
Peccato che ho 60 anni.
Ok, ok…va bene lo stesso.
E andiamo avanti.
E scusa lo sfogo.
Posso?
Ti voglio bene, piccola.
infatti anch’io sto sbagliando tutto, ma è come se non avessi personalità propria senza la sua approvazione
so com’è. Io ho fatto la guerra per anni, co lui. cercando disperatamente di fargli sentire che ero la migliore. Solo da lui volevo questa conferma. E lui non me la dava…Un disastro per anni e anni…
ora, risolto…
Coraggio, bambina…ce la farai. Scrivi, che fa bene…
Un bacio
meno male che l’hai risolto, io è una lotta giorno dopo giorno per sentirmi una persona a sé stante e non una sua appendice, Freud aveva in qualche modo ragione, maledetto….