Mamma è di là che spadella la pasta mista (penne e farfalle integrali, bisogna pur dare fondo alle scatole mezze aperte!) con porri, zucchine e panna vegetale. Dice che ha fame e che vuole mangiare, io ho fatto merenda ora con le Pipas croccanti ai semi di girasole che ho ritrovato magicamente alla asl del mio nuovo quartiere (ah, come mi piace vivere il quartiere, passeggiare nel sole e riposarmi all’ombra delle tettoie, ricordarmi le facce della gente, fermarmi dall’ortolano, scandagliare la zona in lungo e in largo, soffermarmi sulle cacche di cane che ieri non c’erano), è stata subito un’esperienza mistico-proustiana, erano le stesse che sgranocchiavo la sera all’ospedale perché la mamma me le comprava giù alle macchinette e sono state uno dei primi pasti solidi che mi era permesso me quindi io le guardavo, le rigiravo tra le mani prima di portarle alla bocca, deglutivo un sorsino d’acqua gassata per la troppa emozione, le annusavo, ci poggiavo le labbra e coi dentini marci spandevo la pallina pastosa che si formava e spesso si attaccava al palato, quando arrivavo al punto dove c’era incastonato il semino di girasole era come scoprire un gioiello sul petto, e di sottecchi guardavo la mamma se inconsciamente annuiva e deglutiva anche lei la saliva con me. Oggi ho rivissuto quei momenti da bambina grande che riassapora la crema di farina della mamma, la creme de la creme alla edgar degli aristogatti, ho avuto il mio primissimo colloquio di lavoro con Bernardo, sì lo so c’ho trentanni, mi ha detto che in capo a due settimane riusciamo a trovare qualcosa, che la mia invalidità, nella sua miserabile sfortuna, in realtà mi sarà d’aiuto, perché rientrerò nei canali riservati ai mezzi matti, quelli che quando si va a chiedere informazioni negli uffici ti risponde il mezzo handicappato e dici questo chi ce l’ha messo qui a lavorare ecco io farò quella parte lì, la mia parte. Ero tanto impaurita stamattina prima di entrare, poi tutto è andato a posto, mi ha chiesto addirittura quali sono gli ambiti lavorativi che più mi interesserebbero, come se in questo momento di crisi io avessi ancora la possibilità di scegliere, ma a questo punto speriamo di sì. Ha detto che ha in mente qualcosa con lo scrivere. Torno a casa raggiante, racconto tutto al babbo, chiudo così il mio capitolo schiacciatine ai semi di girasole, apro Benedetta, sento la mamma armeggiare e blaterare da sola come è facile fare la maionese senza uova, io fingo di non riuscire a essere multitasking e che finché sto al mac non posso starle dietro ma in realtà sento tutto il filo del discorso, raddrizzo le spalle, mi sembra di sentirla gridare che non devo stare gobba, che vuoi, mi spadella la pappa nel piatto, s’inventa le ricette sul momento e parla da sola compiaciuta, è contenta se gradisco, s’indigna e mormora ascoltando il telegiornale, guarda i giornali aggratis al bar quando io prendo il caffè, mi compra le sigarette, è tenera, mi coccola, è un po’ tonta la mattina, perde la testa se bisogna ripassare l’accettazione per consegnare l’urina, ha continuamente paura che io faccia tardi, mi guarda di nascosto che io non mi deperisca, sbotta se mi fa caldo, lèvati il paltò (fiorentini, ve lo ricordate il paltò??!), non vede l’ora che io le parli di fidanzati, aspetta segnali da mia sorella, credo anche di averla fatta sentire una merdina e me ne sono accorta dopo perché le ho rimproverato di aver messo lo zucchero bianco nel pane, cioè, non è che io non ci sia rimasta male perché non ha avuto un occhio di riguardo verso la sua figlia salutista e talebana, cioè, lo zucchero bianco è il male! però mi ha sciolto il cuore quando le si sono gonfiati gli occhi rossi di un pianto che stava lì lì per scoppiare copioso perché si è resa conto di avere sbagliato e già si è sentita male per quello, più io l’ho fulminata con le parole e lo sguardo con la mia faccia a culo e credo di essere stata crudele, in fondo lei è distratta, voglio dire, il pane con lo zucchero per stasera me lo mangio, e dico anche che è buono, lei è un essere umano, è una mamma, e sono contenta che sia al telefono con i suoi amici che la rimborsano di tutto quello che le faccio pagare caro, e la amo, la amo tanto, lo deve sapere, ho sempre pensato che avrei voluto essere tutto al mondo tranne che lei, ma ora vado di là e l’abbraccio: diventeremo tutte uguali.
Dimmi tutto!