Sogno di una notte di qualsiasi estate
0 (0)

Ho voglia di ridere, fatemi ridere. Che bello quando io dico Scopare e tu mi correggi: fare l’Amore. Ma mi ricordo di un giorno non lontano che ero in completa dipendenza fisica da una sacca parenterale di liquido lattiginoso che si coagulava dal braccio destro (e poi dal sinistro) con una cannula fino all’arteria centrale e chiamavo il primario con il pulsante delle emergenze in allegato sotto il cuscino perché sentivo che stava arrivando la mia ora. Guardami: sto morendo. Facciamo qualcosa o è solo un attacco di panico? Decidi tu. Di turno l’incompetente, non avevo i neuroni abbastanza svegli per innestare il brivido del panico nei nervi da una sacca di Una storia vera. Tralasciamo menate interessanti come Ebony & Ivory, Yin & Yang, Io e Lui, Dio è lui. Devo ancora trovare qualcosa il cui effetto non finisce mai. Ad esempio una storia, una storia infinita. C’e una foto di Tristano e Isotta che muoiono -una foto sarà difficile- forse era un quadro, e la spada che li divide si infuoca e brilla, infiamma di luce durante la veglia. Solo che noi siamo vivi, ancora per molto, e ne abbiamo di ostacoli da sormontare e di tempo da occupare schivando colpi, lettere minatorie, gente che ci denuncia perché balliamo in cortile la versione nazista di She loves you yeh yeh yeh. Sie liebt dich Ya Ya Ya, seppellire genitori stalker. Decapitare i nostri padri. Ad esempio, Siamo irresistibili, anche la verità ci vuole per sé. Siamo così irresistibili che la gente ci vuole la guerra dei mondi. Che il telefono si surriscalda durante il weekend un cazziatone lungo un mese, risparmiarmelo, per favore!, che chi glielo fa fare di sopportare due coglioni così ogni volta, come se l’amore fosse possesso intellettuale, cerebralità, raziocinio, appartenere al paradiso, eppure sopporta, sarà davvero innamorato. Sarò selvatica io. La Nonna americana Celìne (ma la Rina il bene prezioso dell’inquietudine) non mi ha insegnato l’umiltà, né l’imperfezione, desiderare niente di meno che i superlativi nella vita, mentre mi insegnava a chiudere inumidendo il bordo i tortelli versiliesi che piacevano a tutti e chissà se piacevano al nonno, e spolverarli di farina allineandoli su un panno nella camera della zia Catì, se io trasformo in parole i miei sentimenti, i miei spostamenti. Chiedi alla polvere, ma poi rintuzzala bene sotto al tappeto. Poi c’è il flash di una foto di me che non mi prendono le vene per intubarmi. Salvarmi, salvaguardarmi, era un mònito, una minaccia, tu vivrai. Era il passato, ma ci faccio un pensierino per il futuro. Un volto scavato ricoperto di serpenti, lo sguardo vacuo da fulminare per la sua assenza, farsi mangiare il cuore dalle Meduse. Tu, l’eterno ritorno, diventi anche tu un po’ pazzo come prima. Tu, che non è che che abbia sta gran voglia di iniettarti nei polsi una bella dose di verità e cioè che sono sempre stato un pezzo scomodo. Tranne lo psichiatra a cui non si può dire che la verità nient’altro che la verità. Non posso nemmeno giocare a essere borderline perché so che la gente (sempre troppo poca!) mi legge e devo stare attenta alle parole. Io che non sono mai andata leggera con le parole. Io che non conosco il lieto fine. No, non sei te la fine, è che senza senza di loro sono una disperata senzatetto con l’ipad. E poi c’è che li amo, disperatamente. Uscire di nuovo fuori di testa, una tara mentale che riscrescem sottopelle, rimandiamo a quando torno dalla Grecia che magari nell’acqua dove è nata Venere ritrovo anche il senno? E magari mi intasco pure il Pomo della Discordia (solo per quelli che hanno studiato), tanto dono pratica a infilarmi in borsa roba non mia. Siccome sto saltando tutte le lezioni di Pilates che la mamma mi ha pagato perché cominciavo a piagnucolare in maniera snervante che sono grassa, sì, me l’ha messo in testa lui dicendomi che sono bella (bella? obesa, vorrai dire, e conta se metto la gatta a dieta e conta se guardo da lontano i filmini porno della pancia piatta miracolosa in cinque giorni mentre lecco il gusto Buontalenti -poi noi Fiorentini siamo Fieri- dai bordi della coppetta?), con le gocce di lacrime che non raggiungevano terra perché il loro percorso veniva interrotto dalla protuberanza della pancia, mi ritrovo alle otto di sera con st’ombelico che sconfina nel pakistan che buddha abbassa gli occhi e non perché gli è cascata una foglia di ficus sulle ciglia, ma d’incredulità. Credo di essere molto competitiva su questo punto. La mia pancia potrebbe riappacificare palestinesi e israeliani. E contentare tutti. Sto così male che la gente morta mi vede. Love is: interrupted. (oh, ma sei ancora lì a leggere??? io parloparloparlo, ma tranquilli, anche negonegonego, all’occorrenza) riesumare improvvisamente libro quadrato a pagine cartonate di Love is. Arriva da vicino tua madre da piccola che guardava spavalda e digiuna il mare. Sotto casa, senza andare lontano, un corteggiatore che si leva gli anni e si ordina una torta con candelina al baretto per far finta di compiere ottantanni oggi ma io so che ce ne ha ottantadue. Ho una specie di fissa, di richiamo patologico per gli uomini impossibili. Avere un po’ nostalgia prima di partire per la Grecia, dove mi tornerà l’ispirazione per il mio prossimo libro. Del resto Murakami ci ha scritto i suoi best seller darei un gomito contuso e livido reduce dalla lotta grecoromana (che ha vinto lei) per scrivere male e pubblicare tanto come Murakami. Sapere di ritrovare quando torni, che qualcuno non dimentica in fretta l’evidenza che siamo fatti per logorarci e accendersi. Che io potrei andarmene e passerebbero altri dieci anni pensando a me. Sventurata! Uno che nel frattempo coglie le nespole dall’albero del giardino, appende casette per i pipistrelli e cade e si rompe un ginocchio perché per non pensare a te si da al giardinaggio. Lo stesso sguardo, un po’ triste. Un po’ stronzo. Attimi in cui sei principessa d’Irlanda, finta come un Tablet della Samsung, anche quando ti leghi i capelli come una ballerina malconcia. Tu sei Tu, ed io sono Io. Ho mangiato le uova di libellula per te e mi sono cresciute orecchie da mercante. È un attacco di panico se le voci ti dicono di annegarti nell’Arno perché io, se risorgo come una fenicottero rosa nel mar Egeo, poi nella Nevska è tutta un’altra storia. Una storia vera.

Clicca per votare questo articolo!
[Voti: 0 Media: 0]

3 risposte a “Sogno di una notte di qualsiasi estate
0 (0)

  1. Avatar ElvenTrinity
    ElvenTrinity

    Delle genti a cui fa notte innanzi sera ne abbiamo un magnifico esempio.

  2. Avatar tempoesploso

    “finta come un Tablet della Samsung”
    chapeau

  3. Avatar ElvenTrinity
    ElvenTrinity

    Leggo leggo e se leggo, del resto alle 3.25 del mattino debbo pure conciliare le cellule grigie, goditi il più bel tramonto che esista, nelle acque dell’Egeo, che sono curioso di leggere gli altri non scontati effetti.

Dimmi tutto!

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Create a website or blog at WordPress.com

Scopri di più da I Feel Betta

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading