Stare benissimo, venire in pace, sprizzare allegra da un pirottino come una cupcake di compleanno. Falso. Noioso. Inutile. Sterile. Se ti rivedo farlo un’altra volta ti giuro che ti spacco la faccia. Forse ci si può rassegnare al destino, ma il demone che ci ha presi in prestito ci inseguirà ad ogni destinazione, per ogni lontananza che metti lui avanza di un passo. Chiama lui, arriva a domicilio, non c’è da preoccuparsi che sopisca, un giorno ci raggiungerà. Ti puoi ritrovare migliore, ma più spesso ti deturpa. Detesto fare dell’ironia sul tempo perche il tempo e una cosa maledettamente seria, anche se non lo ammetterete mai, il tempo condiziona, del tempo non si può fare a meno di parlare, è causa di squilibrio mentale e fisico, il tempo scuote, e memorizza tutto. Ammazzo il prossimo che fa un battuta sul natale e una ricetta di riciclo del panettone sotto forma di crostino per la zuppa. Dai, la zuppa non è una cena decente. Inutile che facciamo di necessità virtù, se c’è necessità, c’è cura, e la medicina è sempre amara. Proprio ieri bacchettavo sul dorso delle mani tutti quelli che lanciavano messaggi deprimenti su Twitter ma non potevo fare a meno di aggiungerli ai preferiti, compulsivamente, uno a uno, scartando scrupolosamente tutti quelli che contemplavano anche il piu sottile spiraglio di speranza, qualche freccia in direzione della salvezza, come figurine appiccicose sul casco a vetro fumè che ho calzato bene per andare incontro al sole. Ricordati bene. È il sole. È il sole che finge. Circondati di buio, infila la testa nella terra, sgattaiola tra le siepi, abbassa le maniglie, non chiedere permesso, siediti e gattona, osserva, deplora le poetesse suicide, ma tieni l’indice a portata di grilletto, la tua arte è non incontrarsi mai, hai vinto diecimilaminuti di chiamate gratis, fai tu il primo passo, esplora le risorse dell’insonnia, mimetizzati nel buio, spaventa un gatto. Sei in guerra. Maledetto sole che induce alla vita e che cuoce lo stomaco. Mi ero abituata a quel torpore grigiastro che mi sosteneva a mezzaria e trasportava come una corrente tiepida e sottomarina e non c’era neanche tanto da gesticolare o da farsi comprendere, potevo fare tranquillamente il morto, più viva subendo che manipolando la realtà. Le rondini sono arrivate da lontano, venute da mesi a reclamare il rimborso spese, hanno nel sangue il ricordo delle stagioni, la mia avversione nell’aprire le porte sfocerà un’altra volta in una rivoluzione di carta.
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Io nel momento nella quale mi chiedono come stai, rispondo sempre”STO MALE”
perchè se tu rispondi stai bene, come fanno tutti
chiudi il dialogo
non lasci che il discorso continui..
dopo questa premessa…
ti faccio i complimenti
mi garba tanto
il tuo modo di scrivere..
e ti seguo…
Nyno
“se c’e’ necessita’ c’e’cura e la medicina e’sempre amara”…vero…ma c’e’ anche l oki che sa di dentifricio…scherzo…comunque me la rivendo e ti cito…vuoi mai che citazione dopo l’altra qualche editore s affacci…
HAHAHAHA t esoro grazie!!!!
viva la revolucion !
vedi, che anche se non era nelle tue intenzioni, questo è un post maledettamente ottimista. Io, per godere pienamente del sole, devo ritagliarmi un posticino all’ombra. E forse è così anche per te. Ma non bacchettarti 🙂
Anche a me! Sia la verdurine della mamma e le parole di Elisabetta! :-))
Non so se definirla un flusso di coscienza o un poemetto in versi sciolti … mi sa che è un po’ delle due. Davvero ben scritto!
viva! 🙂 viva Elisabetta e le parole che scrive. A me piacciono !
Che ci possiamo fare di questo sole? C’è. Mica lo possiamo oscurare! E godiamocelo tutto, tanto altro non c’è…e poi con il sole le verdurine della mamma diventano ancora più buone 🙂
anche questo è da considerare. W le verdurine della mamma!!!!
Ragazza… Sfocia, sfocia nelle tue “rivoluzioni di carta” che sono proprio belle. 🙂
È che non me le caga nessuno le mie storie.
Che dici, dai… Magari non sculetti abbastanza. Impegnati di più, forza! 😀
Sarà, mi sembrava di sbullettare abbastanza