Roma questa sconosciuta, donne queste misteriose. A Roma si concepiscono progetti, aspettative, il sabato si rimugina per la domenica, tento di sfiorargli la guancia, una mano, iperventilando catrame sull’uscio, la domenica dei principi e delle principesse lontani che stanno facendo altro, vedendo altri, che sono l’uno la medaglia perfetta per incorniciare il petto dell’altro ma non riescono a combaciarsi, trattenuti dalla finta passione per la libertà della sigletudine, mentre ci si annoia mangiando biscotti come noccioline su un divanetto appartato nei retroscena di un’assemblea delle firmatarie dell’appello Dipende da noi donne, senza riuscire ad interessarsene, rimango in disparte senza riuscire ad amalgamarmi al gruppo, si guarda il telefonino senza ricevere messaggi compromettenti da un uomo, mio dio, un uomo! speravo di essere buttata fuori da lì e invece tutti erano esageratamente carini con me, si sbadiglia, si fa i versacci alla Patty ticchettando con le dita sull’orologio, sbuffando cercando di incrociare lo sguardo e fulminare la mamma, mimando una dipartita fulminea, palesando con l’espressione del viso la stizza di avermi trascinata fino a lì, io che non sono una rivoluzionaria, io che non sono una femminista, non ci entro nemmeno in questi discorsi, si pensa che tutto bello sì ci si incontra la mattina sui lungarni e si dice che si sarà per sempre amici, che non si smetterà mai di volersi bene qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa accada, ed è così, anche se è difficile, posso fare l’offesa per cinque minuti, posso vendicarmi tenendo il muso col vento che lascia libera la fronte aggrottata dai capelli, ma lui è un simpatico sbruffone, gli si perdona anche che sia indeciso tra donne misteriose e donne che sono un libro aperto, donne che lo fanno ridere, donne che lo capiscono, donne colte, donne che sono belle, e donne che non sono niente di che, gli si perdona il ritardo con cui forse realizzerà che alla fine dei lanci, caduti tutti i birilli, salda e avvolgente come una Psiche, sarei rimasta in piedi io.
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già 😀
‘Gli si perdona il ritardo con cui forse realizzerà…’
Lo firmo. Mi piace, tanto. E’ che si fanno amare in modo strano, gli sbruffoni. Quando lasciano che il guscio si crepi, beh, la soddisfazione può obnubilare… Ma noi andiamo avanti e magari, per noi, qualcun altro rimarrà in piedi. Forse il senso è quello.