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In barba alla fine del mondo, dicevo, mi sto ascoltando il solito Abbey road e sogno un giardino di polipi sotto al mare, sono di ottimo umore nonostante io mi sia divorata l’intera dispensa di dolci ieri sera, va bene che avevo detto che mi sarei tenuta un dolcino la sera dopo cena per coccolarmi, ma non pensavo di aver tanto bisogno di quell’amore da spazzolarmi mezzo dolce alla carruba e mezzo filone di pane multicereali con la margarina e la marmellata, il punto assurdo -per me- è che sono andata a letto contenta. Tanto, l’ho detto anche alla mamma, al babbo, al gruppo alcolisti: un’obesa ormai non ci diventerò mai, arrivata a trentanni e sconfitto un infarto per inedia anche se dovessi mangiarmi il mondo intero una cicciona non divento più, ho preso 14 chili da quando ero all’ospedale ma, grazie a Dio! E mi guardo allo specchio e mi sento non solo ancora abbastanza giovane e carina, ma anche ancora un pochino secca, per cui, se mi ci va il pane burro e marmellata la sera, perché cavolo di Cristo al mondo non dovrei assecondare queste mie voglie? si vede che sono in un periodo in cui ho bisogno di coccole in tutti i sensi, sento di aver fatto e star facendo quotidianamente il mio dovere di mantenermi sobria e in salute, sono vegan, me lo merito, come direbbe l’Orietta “Oriettina, muoio dalla fame, che potrei mangiarmi…” “Bettina, il cavolo che ti pare!”, sono forte robusta e sana di corporatura e posso quasi dire di mente e corro vorticosamente da un appuntamento all’altro con la gioia di un grilletto appena svegliato, non uccido nessuno, forse sbarbico radici e piante e le tagliuzzo sadicamente a cubotti da mangiare con le bacchette ( a proposito, a New York abbiamo mangiato a un Thailandese buonissimo che non so se è il ristorante che era particolarmente buono -ed economico- o è proprio la cucina Thai che è una favola, devo scoprirlo informandomi di più su quel mondo e cultura fino ad ora a me sconosciuti), e a proposito, non sminuzzo più il cibo in mille pezzi ma mangio succosi, grandi bocconi per soddisfare la voglia di pienezza, rotondità, pastosità dell’interno della bocca, e ottemperare un giorno spero non lontano nel quale farò della morbidezza del ventre il mio cavallo di battaglia, la mia più grande vittoria e felicità, così come mi sono mangiata a morsi grandi la grande Mela, la grande madre mi protegge e benedice, e non ho risparmiato nessuno, né soldi, telefono io per prima se qualcuno non si fa vivo perché ha da pensare ad andare allinea, non faccio nomi ma parlo mia sorella, ha! mi pongo domande esistenziali e dubbi del cuore e mi rispondo da sola, il cuore sa, ho un alto grado di consapevolezza di me, delle mie qualità, dei miei innumerevoli difetti e delle mie manchevolezze, eppure l’autostima dopo il viaggio a New York si è meravigliosamente rafforzata, perché nessuno ci avrebbe scommesso una mezza cicca, su di me e mia mamma a piede sciolto a Natale a New York, anzi, quasi tutti erano andati contro mia mamma ammonendola che era stata avventata a combinare un viaggio così importante in un momento così delicato per me in cui forse non si sapeva bene se ero pronta o no e invece l’ho tirato in culo a tutti coloro che prevedevano il disastro che invece è stato il trionfo, il simbolo della mia rinascita, candido come il colore della neve sotto le zampette degli scoiattolini che mangiavano le nostre noci a Central Park, il preludio a un 2013 ricco ancora di chissà quali sorprese, mi fa tenerezza e da tanta speranza la frase della Levi-Montalcino che già passati i cento rispondeva alla domanda a merdina di un giornalista che le chiedeva “cosa vede lei adesso, giunta a questo punto della vita” “io guardo al futuro”, una forza della natura, ho un corteggiatore che non è affatto uno zerbino di uomo eppure mi ricopre di attenzioni, che si fa desiderare ma c’è anche sempre nel momento del bisogno, è quello che ogni donna desidera, sono felice, sono una sopravvissuta, l’ospedale non è più uno spauracchio né uno scheletro dell’armadio, ha fortificato il mio carattere come le più impervie scalate sulla roccia umida, nonostante tutto,la sua decadence, le umiliazioni, i rimproveri, le punizioni, la depressione, la reclusione, la nebbia dei vetri opachi tra i quali annaspavo cercando un buco tra le inferriate per raggiungere un raggio di sole, l’impalpabilità di una pellicola di sottiletta dei rapporti umani che nascevano e morivano inzuppati dentro a un bicchiere di plastica insieme ai mozziconi di sigaretta sbavati perché le pasticche ci facevano iper-salivare, o nella chiusura senza lucchetto dei bagni perennemente sporchi anche dopo cinque minuti che ci era passata la ditta di pulizie, per non farci suicidare lì dentro, alla luce del neon implacabile anche di notte, raggomitolati vicino al cesso con gli occhi rigati di occhiaie e la stanchezza che potevano dare i lunghi walzer avanti e indietro a braccetto con la 70enne che sentiva di dover allattare e che aveva lasciato il “pupo” a casa, il bastone di una vecchia che mi portavo appresso nelle mie traversate della corsia perché ci ero attaccata, a quella gruccia a cui si appendeva il bottiglione di pappa che mi arrivava allo stomaco, so per vie laterali che la Stefy sta bene nel nuovo istituto dove l’hanno messa, e so per certo che anche io sto bene, nella casa dove mi hanno messo, che per fortuna è la mia, che per fortuna è la mia vita, che anch’io posso dire di aver vissuto abbastanza, e che, ascoltando il passato, io guardo al futuro.

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7 commenti su “In barba alla fine del mondo
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  1. Sono davvero contenta di sentirti così grintosa e positiva! Brava la tua mamma, e brava tu! La vita va avanti, assaporala come hai fatto con quel bel boccone succoso…gli errori devono insegnarci, non rattristarci! Ti auguro il meglio, per quest’anno nuovo e per tutti gli altri a seguire! ;-D

    1. Anch’io ti auguro un nuovo anno fantastico, grazie delle tue parole motivanti, gli sbagli non devono davvero rattristarci ma insegnarci e poi, quanto è bello perdonare gli altri ma anche un po’ assolvere se stessi e noi donne non siamo così abituate…

  2. Oh Betty, auguri di cuore anche a te, per un 2013 morbido e pieno di futuro!
    (grazie di essere passata…)

  3. Amica mia.. il passato resta dov’è. E’ stato.. è andato.. ti ha parlato e hai saputo ascoltarlo solo per capire quanto può essere bella la vita, senza che il grigiore possa riuscire ad annientare la meraviglia che sei. Vivi, cara.. prendi a bocconi pieni la vita, assaporala… fatti del bene! Come quello che ti sei fatta ieri!! 😀 Non potevi fare cosa migliore perchè ormai non è più necessario desiderare inconsciamente di morire.. è necessario volersi bene, prendersi cura di sè e delle proprie voglie come fosse una carezza che ci meritiamo! Perchè ce la meritiamo! E’ ora di respirare un cielo azzurro e una primavera che attende solo di sbocciare. Che sia bellissima e unica la tua vita, d’ora in avanti. Ti auguro il meglio, dal cuore! <3 Un abbraccio! 🙂

    1. gli errori non si possono cancellare, ma si possono far fruttare in uno stimolo a seguire la dritta via, ché bene o male ce l’abbiamo dentro, la voglia di una coscienza pura e pulita….e possiamo averla facendo e facendoSi del bene!

  4. Giusto , cara Elisabetta , alla faccia delle previsioni di fine mondo ! Tu ora cominci a vivere bene e brava tua madre , che fregandosene altamente di eventuali critiche , ti ha portata in vacanza a New York ! Sbaglio o ora hai ammesso di essere carina (cacchio quando te lo dicevo io…?) e puoi permetterti di aggiungere chilogrammi senza divenire obesa…tanta in senso ponderale minimo è stata la partenza…Forza mò! sempre , mia cara!

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