Eppure doveva esistere qualcosa nella vita che le rubasse l’anima. Si arrabbiò con se stessa per sentirsi sempre così scontenta. Prese un foglio di quaderno vecchio e si mise a scrivere a partire dai più piccoli piaceri della vita quotidiana in quel periodo fino alle grandi emozioni tutti mattoncini che per lei servivano a costruire una bella scenografia per una giornata ligia e non sprecata, fattori che nella loro assenza avrebbero potuto scatenare la catastrofe. Dunque, non si meravigliò più di tanto se più della metà dei suoi appunti rivelassero una propensione sensoriale, nonostante lei si definisse tutto cervello e niente corpo fino a poco tempo prima, le piacevano i confetti di gomme alla menta forte che scricchiolavano sotto i denti e andavano a riempire succosamente i buchi di gengiva lasciati cavi dai denti, le piaceva che la luna promettesse cielo aperto in una ventosa serata di novembre, le piaceva spegnere le sigarette rosse con la mano sinistra, le piaceva quando il cane faceva la cacca soda, le piaceva, ossessivamente, andare al supermercato, le piaceva sottolineare i libri di ricette vegane e sfogliare i rimedi macrobiotici, le piaceva cucinare lo stufato di soia e cavolo nero al miso e le piaceva che il babbo ci storcesse il naso davanti, le piaceva mordere una caramella alla fragola dieci secondi prima di chiudere gli occhi la notte, le piaceva il torpore che le creava il tavor+ camomilla la sera e il fatto che fosse così addormentata da scordarsi anche di andare in bagno, le piaceva il posacenere vuoto e le piaceva buttare la spazzatura, le piacevano le liste della spesa allungate da diversi tratti di penna di giorni diversi e le candele rosse di natale con intarsiati i fiocchi di natale luccicanti, le lucine nella piazzola del centro commerciale e il commercio delle lucine stesse pochi giorni prima di dicembre, le piaceva l’idea di andare a New York più di quanto non le piacesse davvero prendere due aerei e andare scarrozzandosi dietro la mamma terrorizzata dall’eccessiva fiducia che aveva riposto in lei decidendo di farle quel regalo, le piaceva scaldare la tazza con il latte d’avena nel microonde e la schiumina che si formava al contatto con la polvere d’orzo tostati, le piaceva il ticchettìo delle dita sui tasti vellutati del macbook, le piaceva sedersi in libreria e ordinare un caffè lungo e basta alla caffetteria e schiacciarci due ore, a quel tavolino, a prendere appunti, a sognare, a buttare giù lo schema della settimana a venire che non avrebbe seguito, le piaceva il momento prima di uscire dal gruppo degli alcolisti quando guardava la mamma e si dicevano con gli occhi: ora si va a mangiare la pizza, ma si va da davide o da cotto a puntino? e poi sceglievano sempre cotto a puntino, ma, dicevano, la prossima volta si va da davide, per cambiare, e poi finivano sempre e comunque da cotto a puntino, le piaceva guardare totò con il babbo sul divano con la copertina sulle gambe e le mani infilate nello scaldato, le piaceva il burro di cacao che sapeva più di burro e meno di cacao, le piaceva parlare nel sonno da sotto le coperte quando suo padre veniva a salutarla a mezzanotte, le piaceva memorizzare e muovere il corpo in forme di psichedelici e patetici balletti a ritmo dei Beatles, le piaceva esclamare qualcosa di annoiato quando interrompevano CSI per dare la pubblicità, le piaceva leggere i raccontini di natale sotto l’albero e la piccola soddisfazione che provava fin da piccola quando tutti si meravigliavano di come scrivesse bene, le piaceva quando il cane le si accoccolava ai piedi con il porco in bocca e lei si sentiva una colonna portante che con il suo solo respiro lo rassicurava, le piaceva fissare un appuntamento al telefono, le piaceva il profumo della stampa sui libri di fotografia, le piaceva il getto forzuto della doccia bollente mentre si splalmava il corpo di succo di melograno, le piacevano i bastoncini di cereali integrali che si ammosciavano a formare una carbo-pappa nello yogurt dolce di soia, le piaceva il gatto quando correva in preda a un possedimento demoniaco, le piacevano i pupazzini che la mamma tirava fuori dai calzini come piccoli conigli estratti dai cappelli, le piaceva vedere come sua madre vivesse una seconda giovinezza mentre lei stava velocemente invecchiando, le piaceva toccarsi i capeli lisci ed educarli armoniosamente sopra il colletto del cappotto, l’elenco era ancora lungo, e come al solito si stufò dopo cinque minuti, ma di una cosa si accorse mentre posava la penna e guardava di sbieco la finestra appena decorata con le gelatine a forma di pupazzo di neve,ma soprattutto le piaceva, le piaceva da morire, far finta di ridere.
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un elenco che farebbe bene scrivere anche a me, che a volte sono talmente ripetitiva e talmenta annoiata da chiedermi: che senso ha?
dai, scrivilo anche te, io non vedo l’ora di allungarlo…
lo vedi che sono stanchissima?
Finalmente…non fonalmente!
Uffa!
a me piace leggere Betty…
e fonalmente ce l’ho fatta, stasera…
Che giornata, ragazzi!
Sono esausta!
meno male che c’è Betty….
😉
uahahahah questo potrebbe essere il mio nuovo slogan, meno male che c’è betty, e menomale che ci sei te invece! giornatina eh
🙂
buongiorno babe
ciao, micia…
sei a scuola? io dovrei scrivere un dialogo per il corso di scrittura ma non ho ispirazione
…casa!
Se ne riparla lunedì di scuola!
BASTAAAAAAAAAAAAAAAA!
Molto poetico, brava!
…”far finta di ridere”: il corpo non sa fingere:-)
Un abbraccio,
a presto!
🙂
È’ vero e io sono pessima a dire bugie anche se ne ho dette tante di quelle…
“Mi piace leggere queste parole. Mi piace leggere la realtà soda e cruda della vita che scorre attraverso.
Mi piace sognare che in qualche attimo di questi la vita possa avere un gusto dolce di croccante e zucchero filato”.
La vita e’ molta noia per me, ma c’è anche del croccante pralinato, ogni tanto, lo devo ammettere. Ps OT: ma mangi te?
Domanda di riserva??? Quello che basta, appena. Scrivi troppo bene. Lo penso ogni volta che leggo. Ma proprio molto al di sopra di tanti “migliori”. Metti insieme tutta questa roba e fanne qualcosa. Se non ne fai qualcosa te, accadrà lo stesso: la tua scrittura è tale che non può passare inosservata. Quando ti va, fatti sentire. Di casa sto a pochi metri da te, si fa due chiacchiere, si prende un caffè con cioccolatino pralinato e mi insegni come si fa a scrivere così 🙂
Carissima Elisabetta , forse è un elenco di sopravvivenza troppo lungo , che alla fin fine ti annoia..ma del resto , sono i piccoli piaceri che aiutano a vivere : un gesto ,un complimento (ad es. tu scrivi meravigliosamente bene!), una parola , persino il getto della doccia (se ben indirizzato…) rendono piacevole la vita e forse allora il ridere diventa vero! Un abbraccio forte forte!, mia cara!
Un abbraccio anche a te, compagno d’astinenza! Oggi siamo a nove, forza mo!
Grazie , mia cara , e bravissima , ti sarà sempre più facile ! Arrivato a 52 giorni la voglia è quasi passata,ma occorre tener duro ! Forza mò , dolce sera, con un abbraccio !
capperi, e al 50esimo non mi hai detto nulla, dovevamo festeggiare!
Festeggeremo ai tuoi cinquanta, carissima Elisabetta! E beh, non è la prima volta che arrivo ed oltrepasso i cinquanta e poi ricomincio; ma non questa volta !
“Costruire una bella scenografia”… come un elenco di cose che ci piacciono. La scenografia, questo senso del sé personale che cerchiamo di ricomporre attraverso l’immagine buona dei nostri gesti quotidiani ricopiati su un foglietto. E mi chiedo quanto questo possa bastare a lungo termine. Ma intanto appunto, si sopravvive (per quei cinque minuti) : ) Buona giornata! Salutone all’amico pupazzetto-gelatino alla finestra!
Il budino di gelatina che è diventato il pupazzetto ti fa ciao con la manina di ghiaccio e si complimenta per i tuoi graditissimi commenti
ti piacciono tantissime cose…
ed, a me piace tutto questo 🙂
bacio tesoro bella 🙂
Bacini sto andando al gruppo alcolisti in trattamento vorrei impigiamarmi e impantofolarmi uff…
scappo a prendere il bimbo a scuola!
Un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee ed un abbraccione 😀