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Doveva andare a mangiare la pizza, non vedeva la mamma da una vita. Era stata una settimana a Palermo lontana e le sembrava che si fosse allontanata più di un passo anche da lei, come se lo scollegamento quotidiano e le scarse notizie che le giungevano le avessero frenato anche l’affetto e la voglia di confidenze, erano successe molte cose da quando la mamma non c’era, e di tante delle quali non si poteva parlare con la psicologa, specialmente quella da cui andavano i suoi genitori, erano successe, ma potevano solo essre vissute e non raccontate, era stufa di raccontare, era stufa di scrivere, era stufa di doversi per forza sentire parte di un gruppo, era una solitaria, e doveva accettarlo, avrebbe piazzato tre chili di mozzarella sulla sua pizza quella sera, insieme al radicchio le melanzane le zucchine le cipolle e tutto quello che si era riproposta di non mangiare in nome di principi ebraici a cui non sentiva più di appartenere. Il senso di appartenenza l’aveva abbandonata. Aveva incontrato sull’autobus un poeta, Vincenzo il muratore di Via dei Ciompi, una storia di cui nessuno sapeva né voleva sapere nulla. Sentiva di non appartenere più nemmeno a sua madre.

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11 commenti su “Il muratore
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