Non ci stava pensando, quando l’aveva chiamata al telefono per chiederle di andare a mangiare la pizza insieme quella sera, non stava affatto pensando a quello, infatti le mandò un messaggio con lo smiley gentile che stava a significare una roba tipo “sto meglio, tregua, pace: facciamo una cosa bella insieme come andare a mangiare qualcosa, io e te, ti invito a mangiare la pizza con me e la mamma, offro io, insomma, offre lei, insomma, mi fa piacere se vieni”. E lei era venuta, con Paolo però, puntuale nel suo ritardo programmato, aveva messo subito in chiaro che no, c’aveva ancora l’imbianchino in casa, non ce la faceva proprio a venire all’orario fissato, ma un quarto d’ora dopo forse sì, poiché avesse comunque l’ultima parola e dovesse comunque dire di no a qualcosa in risposta a quella richiesta d’affetto. Un posticipo di un quarto d’ora stavolta, le era andata bene, quanto poco prezzo poteva costare a volte la felicità di vedere sua sorella. Arrivò stanca, trafelata, coi capelli spolverati d’intonaco, stava restaurando casa con Paolo, ed erano tutti presi e i lavori non finivano mai, e c’era sempre tanto da lamentarsi, per tutta la sera, e sì lo sapeva che come argomento era noioso, ma intanto Paolo continuava e continuava a dire del parquet accatastato nello sgabuzzino che dovevano venire a sistemare, e lei proseguiva con le difficoltà della scelta del letto, che fosse imbottito, perché non ci sbattesse gli stinchi come quello vecchio di legno dell’idea, era già piena di lividi, e quanto le faceva male la schiena, a forza di ripulire laddove i muratori, l’imbianchino e il giardiniere avevano lasciato gli strascichi del loro operare. Prese una pizza margherita, e pur mangiandola a tranci e affettatamente, riuscì a lasciarne più di un quarto che finì nel piatto di Paolo, al contrario della sorellina che partendo dal cornicione e proseguendo in una spirale concentrica, si stava divorando tutta la sua pizza superfarcita, mentre la mamma, che aveva finito già da dieci minuti gli spaghetti e fatto la scarpetta con mezzo cornicione avanzato dalla figlia maggiore, chiedeva e chiedeva affamata di dettagli e particolari dei lavori in corso, lasciando la piccola indaffarata e concentratissima con i suoi capolavori di scomposizione molecolare della pizza secondo un ordine non ben definito ma a lei chiarissimo di “mangio prima quello che mi piace meno e poi faccio cumoli e montagnose di deliziosi ultimi bocconi sapidi e ripieni degli ingredienti più prelibati, in un climax gastronomico degno di una vera artista culinaria quale era diventata non potendo più esserne malata, di cibo. Non ci stava pensando nemmeno alla fine della pizza, fino a quando con la coca cola rimasta nel bicchiere la sorella maggiore accennò a un brindisi infelice sottolineando con un triste sorriso “tanti auguri”. Fu solo quando si alzarono da tavola e presero in mano i due caschi per ripartire in moto che si accorse che nessun regalo di compleanno sarebbe saltato fuori da quelli zaini ancora pieni di scartoffie edili e da quegli sguardi sfiancati, ad accompagnare quelle parole.
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Insomma, pensavo di deliziarmi con una pizza, ma alla fine sono rimasta senza parole
Molto brava, un sorriso serale
Mistral