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La terribile carica con cui ridimensiono tutti i miei pezzi è significativa, la psicologa oggi mi ha detto che dovevo ridimensionarmi, in tutti i sensi, pormi in un bianario qualsiasi purché sia rettilineo, inquadrato, specificato, ho bisogno di certezze, tra quattro giorni ho 28 anni, e grandi speranze poche di queste ormai realizzabili, laurearmi con il massimo dei voti senza essere strafatta di vodka la mattina dell’esame, lavorare duramente scrivere a tempo pieno, raggiungere quei miti nella fotografia con la sigaretta in mano e un sorriso accennato e finto sulla faccia, per i posteri, per quando l’opera omnia sarà pubblicata e io sarò già morta e sepolta, peggio di Morselli, peggio del peggior Cioran, chissà se l’anima mia incartapecorita nella tomba (ho espresso il desiderio di essere sepolta in terra e non bruciata) vedrà mai qualcosa di mio cartaceo che non sia l’ennesimo fallimento in vita durante ma che possa essere un traguardo da scritto, ché è l’unica cosa che mi riesce fare, in mezzo al perder tempo.

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1 commento su “La carica dei 101
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