Jaele aveva iniziato un quaderno a due mani con la sua infermiera stronza preferita, ma le mancavano quintali di potassio e si sentiva spossata, stanca anche a prendere in mano una sola penna. Avrebbe dovuto continuare il racconto, scrivere la sua nuova terapia, leggere la prefazione di Parerga e Paralipomene per l’interrogazione del babbo, ma non ce la faceva, a malapena batteva i tasti confondendo le lettere sul suo piccolo portatile. Le sigarette le rimanevano in gola e sembravano strozzarle il fiato. Le avevano anche aumentato la nutrizione artificiale, da quella notte, eppure si sentiva fiacca, paralizzata, come in trans, tutto la infastidiva, persone, infermieri, sala tv, letto, da nessuna parte trovava quiete fino a che non sarebbe arrivata l’ora fatidica e maledetta del pranzo, che la stressava in quel momento come una morsa alla gola che incombeva. Possibile aver così paura di un banalissimo, stupido, pranzo?
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