Aveva bevuto. Non che le avesse fatto qualche effetto perché era ben nutrita dal mattino, ma quel tempo grigio e piovoso le aveva messo addosso lo sconforto ad aspettare quaranta minuti l’autobus numero 20. Pensò stupidamente di dover passare il tempo in qualche modo e non aveva con sé né libri né quaderni a disposizione ma solo una busta con un ombrello nuovo e la foga dello shopping ancora addosso. Il cappottino rosso nuovo di Baby Angel che aveva comprato o quel pomeriggio con la madre prima di pensare ad ammazzarsi le stringeva sulla vita ma le stava ancora larga sulle braccia, forse era dovuto all’idea di quella birra che le sarebbe gonfiata sulla pancia la sera stessa se solo avesse fato in tempo a berla prima che lui gliele svuotasse tutte nel lavandino, erano stati a portare fuori il cane sotto la pioggia irriverente della sera senza dargli tregua ed erano tutti mezzi di pioggia fredda, il cappottino tutto impregnato d’acqua che le ricadeva addosso come un panno bagnato, decise di canecellare lo stupido messaggio d’addio che aveva lasciato sul blog un’ora prima presa dalla disperazione d’aver sbagliato tutto, nel commiserarsi e nel dire addio, non voleva lasciare questo mondo, non prima d’aver imparato la lezione e di aver troncato con la madre filantropa telescopica e asservito il babbo visto che era lì per compiacere qualcuno, doveva sceglierne uno dei due, sarebbe dovuta tornare all’ospedale, avrebbe dovuto smettere di fare l’infame, avere fame, e vivere per dare a se stessa la prova di essere capace di fare qualcosa della sua vita tranne che la malata.
Le birre in borsa0 (0)
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Vedo che sei ancora fra di NOI… mi fa piacere 😉