Betty si sentiva cullata nell’ora della sera tra la pasticca per dormire e il sonno che incombeva dolcemente, come se un uccello bianco la trasportasse da un tetto all’altro dei sogni. Si sentiva assurdamente al sicuro insieme a lui, come quando il vento la sballottava tra i rami degli alberi quando era libera dalle cinghie dell’ospedale. Il suo cervello le diceva che non sapeva molto di quell’uomo, ma il suo istinto le suggeriva che era il suo unico amico lì dentro. Di sicuro era la sua unica via di fuga, visto che sembrava che la sua vita funzionasse così, in fuga da una cella all’altra, dalla trappola della malattia alla prigione dellì’ospedale per finire nella gabbia grottesca della sua mente. Con lui non ci sarebbe stata nessuna cella, solo la strada aperta. Voleva crederci ma era preoccupata, aveva la sensazione che il futuro le stesse dando la caccia, come tante ombre di uccellacci neri che calavano su di lei dal cielo notturno.
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