Aspetto di scendere al bar con l’infermiere e la Claudia e forse la Stefy, la terapia del mattino l’ho già presa, vorrei un po’ d’aria prima di essere attaccata per due ore alla solita pompa e vegetare nell’immobilità immergendomi completamente nei nuovi libri che ho comprato ieri mattina. E’ una sensazione strana, e mi ha spaventato: ieri quando sono uscita ho avuto come paura, di fare cose normali, di uscire di qui ed essere libera. Mi ha spaventato perché mi sono gettata nella vita senza la protezione della psichiatria per due ore e mi sono ritrovata a un certo punto a guardare l’orologio e a sperare che venisse presto l’ora di tornare dentro. La dottoressa ieri ha detto che è normale che io ricerchi le abitudini e la campana di vetro che bene o male questo posto mi offre, pur essendo lo schifo di posto che è… ma per me è stato terribile provare la voglia di tornare qui, come se fosse la mia casa, come se fosse un luogo sicuro.
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Anche una lunga strada è fatta di piccoli passi. Non importa se senti il desiderio di tornare dove sei protetta dal mondo. L’importante è che tu continui a provare la voglia di uscire ed essere nel mondo. Dopo tanto tempo, la libertà di Elisabetta va assaggiata “a piccoli morsi”. Le scorpacciate non portano mai molto lontano, in nessun senso…
Un abbraccio