Aspetto in ansia di essere attaccata alla pompa che mi nutre, poi forse andremo al bar a prendere il caffè, se solo Giuseppe non si mettesse d’intralcio con la storia di un caffè soltanto e non si irritasse con me… ho tanta voglia di uscire, di fumare, di bermi il mio caffè lungo di prendere un po’ d’aria, non voglio marcire qui dentro anche oggi. Anche se ho trovato diverse occupazioni con cui passare il mio tempo, leggere,scrivere, fare le parole crociate, niente è paragonabile ai rumori del “fuori”, al suono delle voci della gente che entra ed esce, al gusto del caffè in una tazza vera invece che in un bicchiere di plastica, al sapore della sigaretta fumata piano, accesa con le mani a riparare la fiamma dal vento di fronte al bar. Ecco che mi hanno attaccata, adesso sono totalmente dipendente dalla nutrizione artificiale e mi devo portare appresso questa flebo come una croce, ma non è più tanto pesante, pensando alla prospettiva di stare bene. Sono 10 giorni che non vomito più e ogni giorno mi rinforzo, sia mentalmente che fisicamente, non voglio più pensare di essere una palla, se sarò una palla rimbalzerò e guizzerò come un fiotto nella vita. Ho assolutamente bisogno che questo computer mi sopravviva, perché ho tanto tanto bisogno di scrivere, ho già in mente la trama per tre nuovi racconti, solo che devo riprendere i contatti con le case editrici perché in quest’ultimo anno mi sono persa nei meandri della psichiatria isolata completamente dal mondo; è ora che le mie public relation tornino a salire come quotazioni in borsa, ho voglia di nuovi amici, di stringere forte qualcuno, di darmi agli altri invece che pensare a me stessa e al mio dolore, sono stufa marcia di essere concentrata solo su me stessa, l’uomo non è un isola, o perlomeno non è un’isola felice. Io voglio essere un continente, col mare, con la sabbia, con la pianura e la montagna, i deserti e le steppe, i vulcani e la tundra, voglio essere tutto, voglio comprendere tutto dentro di me e lasciarlo fluire senza innalzare più muri, senza i lacci e le catene che la malattia mi ha stretto intorno al collo. Voglio essere libera, e si può essere liberi anche chiusi in una stanza. Beh, per ora, poi sarò libera in tutti i sensi, e la disciplina che sto adottando in questi giorni per comportarmi bene e non combinare pasticci, mi aiuterà ad andarmene via al più presto di qua. Almeno adesso ho un obiettivo per farlo. Vado a mettermi nell’angolino del divano ad aspettare la nostra sigaretta delle 10. Buon sabato a tutti.
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Forza, vai così che vai bene!
ciao cara fuori sta la difficoltà finchè sei li sei protetta e ti curano pensa che è per vivere perchè noi siamo realmente cio’ che mangiamo….in bocca al lupo, pensa che hai qualcuno che ti aiuta a stare li e se nn avessi queste persone saresti morta!!baci