Non è “della” Casaglia, è della casaglia nel senso che me l’ha fotocopiata in un foglio (che ho appeso al muro della camera) 😉 . Doc, stamattina mi hanno rifatto il prelievo vediamo un po’ come vanno le cose, io in generale mi sento bene anche se ho pensato a lungo stanotte a quello che mi ha detto ieri sera, del disturbo dissociativo e border abbinati all’anoressia-bulimia, e in effetti quando sono presa da quei raptus che non mi ferma NIENTE e NESSUNO non mi rendo neanche bene conto di quello che sto facendo, vado avanti e basta e chiunque intralci il mio obiettivo autodistruttivo sarei anche capace di menarlo a sangue, sul serio, lo dico con disgusto, ma almeno sono onesta, tanto non c’è niente da nascondere, Lei ormai mi conosce bene. E’ grave questo. Il mio potere incredibile di manipolare la gente però è solo a fini negativi sul mio corpo e mente. Ma doc, perché lo faccio?? ora comunque è già da S.Stefano che non vomito né rubo né faccio cose strane, ed effettivamente mi sento VERAMENTE meglio. L’unico scrupolo e angoscia è l’idea di dover tornare in psichiatria, nel senso che lo so che sono io che ci devo andaree con uno spirito diverso, ma ll’ambiente in quel corridoio è oppressivo e come si è visto in un anno intero e mezzo ormai che ci sono dentro, sono solo peggiorata, ne è consapevole anche lei. Non vedo l’ora di andare nella struttura specializzata perché in psichiatria io “impazzisco”! sul serio. Via, insieme, facciamo in modo di riprendere questi due chili, ho paura, tremo come una foglia all’idea ma ingoierò il rospo, mi tapperò gli occhi e metterò lo scafandro per guardarmi allo specchio ( è inimmaginabile la dispercezione del mio corpo, so che lo sa, ma più si dimagrisce più ci si sente grassi, ssembra una stupidaggine ma è una cosa serissima e terribile!!!) ma farò quello che mi dite, perché voglio cominciare DAVVERO un percorso adatto alla mia malattia e alla mia personalità e speriamo che mi prendano in una di quelle due strutture…. Lei per favore faccia in modo che io possa andarci presto, sono stufa marcia di essere una marionetta ridicola spaventapasseri, ora mi son stancata anch’io di questo giochetto malefico, lo so lo so, molto tardi (troppo tardi??)me ne sto accorgendo, ho sprecato quasi metà della mia vita e dei miei potenziali chinata su un cesso o a trangugiare cibo come un sub con la bombola rotta che annaspa nell’acqua in cerca d’aria. Aiutati che Dio t’aiuta, dicono, ma mi aiuti un po’ anche lei, non se ne vada senza guardarmi negli occhi, anche se so che faccio schifo a guardarmi. Cavolo, non le viene un po’ di rabbia e orgoglio e amor proprio quando ha una paziente così ostica alla guarigione e alla decenza umana? Io sto diventando più umile e lavorando e riflettendo molto su me stessa come persona, se mai dovessi diventare famosa, vorrei che fosse esclusivamente per la mia scrittura e i miei libri, e non cancellerei mai, quello mai, tutti questi anni, ma li vorrei sublimare in qualcosa di positivo, possibilmente cartaceo, e distaccato da me, lei sa cosa intendo. Un abbraccio, un bacio enorme, Herr Doktor.
Ps per tutti: In questi giorni penso di allontanarmi per un po’ dalla frequentazione di internet per dedicarmi anima e corpo e cellule cerebrali a un nuovo progetto di scrittura che mi assorbirà parecchia parte della giornata e non posso perdere più tempo, devo lavorare, come minimo, 3 ore al mattino e 3 al pomeriggio, poi vedo cosa riesco a fare nel dopocena (cena….vabbè..è un’offesa chiamarla così: tazza d’orzo e marmellatina monodose stop)
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Ciao Elisabetta
tu hai solo un gran bisogno di Principe Azzurro, te lo dice il Single Bluastro :-))))))))
(e fidati)
Un tempo non badavo molto ai racconti di violenza fattimi dalle giovani pazienti. In effetti è davvero molto, troppo frequente questo fatto (considerando che io ho una figlia di 13 anni). Poi uno s’immagina che un certo tipo di ricordo sia qualitativamente diverso da ogni altro.
Comunque, a quanto pare, la dissociazione è l’esito di un grosso trauma precoce, ed è molto frequente. In inglese e in italiano c’è un solo termine: dissociation, ma in tedesco ce ne sono due: spaltung e zerspaltung.
In linea teorica bisognerebbe riaggregare le varie parti, ma non è così facile farle parlare fra di loro.
Seppure molto frequente, mi chiedo perché solo alcuni pochi “fortunati” sviluppano il trauma come patologia distruttiva e/o autodistruttiva. O forse anche le patologie sono altrettanto frequenti e non necessariamente visibili?
ciao Betty, grazie per essere passata dal mio blog, è chiaro che mi va di scambiarci i link. Ti faccio un in bocca al lupo grandissimo per la tua impresa personale, mi riferisco alla tua impresa da scrittrice ma, soprattutto, alla forza che devi trovare per uscire dalla malattia e tornare ad assaporare la vita. d’altronde, se hai avuto la forza per chiedere aiuto, potrai trovare ancora più forza per farti coraggio, stringere i denti e cominciare a vivere sul serio. Non ci conosciamo, di tuo non ho letto nient’altro che questo bellissimo post pieno di speranza e il commento sul mio blog: una cosa è certa, hai tutte le carte in regole per comunicare e fare breccia nel cuore delle persone. Perciò appena pubblicherai il tuo libro, io sarò una delle prime persone ad acquistarlo!
tanti auguri, che quest’anno possa essere per te l’anno della rinascita e della corsa verso la felicità!
Ciao Elisabetta,
ho appreso della tua battaglia solo oggi, con il tuo commento lasciato al mio post. Non sapevo che il luogo dove ti trovavi fosse l’ospedale perché dai tuoi commenti sempre così solari traspariva solo forza e vitalità. Questa è la forza che sono certa ti permetterà di ritornare alla tua vita fuori, alle cose che hai dovuto lasciare in sospeso, alle passioni che hai dovuto mettere a riposo. Per fortuna la scrittura sei riuscita a portarla con te e allora dacci dentro per questo progetto e vedrai che raggiungerai anche questo traguardo! Non mollare mai, i giorni no ci sono per tutti (e io di giorni no ne ho più che di giorni sì) ma è importante saperlo riconoscere per non farsi scoraggiare. Passa da me se ti fa star bene, ne sarò felice. Come ben sai, i miei dolci senza zucchero non sono dimagranti (certo, qualcuno potrebbe anche vederla da questo punto di vista) ma sono altamente energetici e nutrienti. Nella frutta che utilizzo c’è la vita, e il voler utilizzare solo gli zuccheri naturali della frutta è per me un modo per avvicinarmi alla purezza: è questione di sapore (e anche un po’ di spirito :)) dato che le calorie sono le stesse. Al burro preferisco il nutrimento dell’olio, dei semi di sesamo e delle farine e mi piace nutrirmi in modo consapevole e soprattutto appagante, e solo nella cucina vegan ho trovato questo. Per me non esistono calorie, bilance o taglie, mi nutro in questo modo perché sento che il mio corpo solo così sta bene, è nella sua condizione migliore ed è più vitale (come quando vado in bicicletta o respiro l’aria ghiacciata dell’inverno). Di periodi burrascosi con me stessa ne ho avuti anch’io in passato, ma da qualche anno a questa parte tutto quello che faccio lo faccio perché mi voglio bene e ho dovuto imparare a farlo. Sii più tollerante con te stessa e ricorda quanto la vita è preziosa e non si può perdere nemmeno un secondo. Se anche queste cose possono sembrare scontate io te le voglio dire comunque perché la mia nuova dimensione è una cosa molto recente, è stato un percorso che ho fatto e come nel mio piccolo l’ho fatto io nel tuo grande lo può fare tu 🙂
Allora da oggi avrò una persona in più a cui pensare quando scriverò i miei post. La vita fuori ti sta aspettando e tu non devi farla aspettare! Forza, devi farcela!!
Ciao Elisabetta 🙂
Mi fa piacere che tu sia passata dal mio blog e che ti sia piaciuto. Ho letto le parole che hai scritto a me e che presuppongo tu abbia scritto anche ad altri blog. Anche se non ci conosciamo, posso solo dirti che tu la forza ce l’hai. Ogni persona ha forza. Questa forza la si può usare in svariati modi, c’è chi la usa per fare del bene e c’è chi la usa per fare del male. E la forza più grande di cui tu in questo momento hai bisogno è la forza di volerti bene. E una forza che tu devi usare per fare del bene a te stessa e che tu non devi sprecare. Solo questa potrà aiutarti a rialzarti in piedi e continuare a vivere. Ma di questo devi essere convinta. So che ce la puoi fare. Muovi il primo passo senza avere paura.
Un abbraccio
PS: Metto subito il link nel mio blog e in bocca al lupo per il tuo nuovo progetto!
PPS: Ricordati che la cucina vegana non è un modo per non mangiare.
Cara Betty, non ho problemi a scambiarci il link, son passata dal tuo blog, ma non ho mai avuto (per fortuna) esperienze simili alla tua e ho paura di dire qualcosa di sbagliato. Sei comunque la benvenuta e mi fa molto piacere che tu abbia deciso di guardare con positività alla vita. Hai tutto il mio incoraggiamento, ma devi trovare la forza dentro di te, e di forza ne hai come tutte le persone anoressiche, quindi devi solo decidere di usarla per vivere. Che il 2012 sia un magnifico anno per te!
e mi raccomando scrivi bene 🙂
Bel post! Vedi di scrivere un bel memoriale e guadagnare un sacco di soldi sfruttando la tua bulimia, che non pubblicizzi mai abbastanza, magari diventi pure una presenzialista televisiva con deliri di onnipotenza come Fabiola “regina del botox” De Clercq! XDD
Piu’ si dimagrisce più ci si sente grassi NON è una stupidaggine, è solo una cosa terribile per chi la vive. Dissociazione dalla realtà e da sé e solo chi lo prova può sapere QUANTO è terribile. E’ l’impotenza di non sapersi amare più. E di non sapersi far aiutare più.
Puoi solo ingoiare il rospo, a questo punto; non serve a molto dirtelo, ma in quell’unico orzo, togli il dietor e metti un cucchiaino di zucchero. La risalita comincia dal tuo progetto di scrittura e magari PROPRIO da qualche cuccchiaino di zucchero. Fatti coraggio, Betty: parole e fatti.