Jaele respira tristezza.
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Jaele era terribilmente depressa senza caffè. Adesso masticava una delle poche gomme rimaste dopo aver fatto la nutrizione e fumato la sua sigaretta contata a spilli-grammi, aveva sonno, ma non ne aveva allo stesso tempo, aveva voglia di scrivere ma non scriveva allo stesso tempo, voglia di leggere e incapacità di leggere con tutte quelle gocce di sedativo che le somministravano. La mattina era stata meglio, era riuscita perfino a telefonare a suo padre e a perdonare sua sorella benché lei non le telefonasse mai o non le facesse mai una visita all’ospedale infernale, eppure così tanto le avrebbe fatto piacere vederla, la sua sorellona, così impaurita dalla sua malattia…. ecco, erano appena venuti a farle l’ennesima ispezione e Jaele non ce la faceva più a essere sospettata sempre e per qualunque cosa, stava impazzendo lì dentro in quel meandro di sospetti e colpe che le venivano attribuite a prescindere, era stufa, stufa marcia e si sentiva orribilmente perseguitata. Era diventato il fulcro delle dicerie e della derisione incazzatura di tutti e lei non sapeva perché visto che si stava comportando bene, non vomitava da quattordici giorni e l’unica cosa che voleva era vedere un raggio di sole, o una goccia di pioggia, o una nuvola tempestosa, qualsiasi cosa pur di sentirsi libera da quelle catene brucianti che la facevano vegetare in una costante angoscia, l’angoscia di quel corridoio triste, dove le lacrime scendevano a fiumi in solitudine. PS. l’Os nuova è davvero una stronza, fa la spia su qualunque cosa, le ha fatto perdere il caffè di ieri sera e le ha fatto sequestrare le gomme di oggi, un serpente odioso, fanculo, pezzo di stronza arpia.

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