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La tentazione di esistere

Jaele è soddisfatta
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E’ lunedì e lei era felice. Ieri era andato tutto bene non aveva vomitato e di sera non era impazzita. Stamattina aveva fatto lo yoga di base, aveva preso il suo caffè, fumato le sue sigarette e si sentiva in pace con se stessa benché la sua casa adesso fosse il reparto di psichiatria, piano piano stava cominciando a conviverci, con le sue regole, con gli infermieri che la trattavano a pesci in faccia e come una rompiballe immane, e un po’ effettivamente lo era, con le sue continue richieste su richieste. Ma voleva farsi aiutare, tutto qua, aveva accettato di chiedere aiuto, finalmente. Nonostante in molti la trattassero male aveva tante persone intorno a se che le volevano bene, la sua famiglia, sebbene lontana e intravista a spizzichi e bocconi, i suoi vecchi e nuovi amici, i compagni estemporanei di reparto che andavano e venivano mentre lei restava lì, fino a che non si decideva a volersi un po’ di bene, a curarsi un po’ di sé, a prendere in mano la sua vita non a suon di sotterfugi. Poteva sopravvivere tranquillamente, dentro poteva essere una roccia in qualsiasi luogo, aveva i suoi libri, i suoi rituali, il suo fulgore e sorriso erano talvolta inattaccabili, ovunque si trovasse. Ed aveva la sua scrittura, la sua vita, il sangue che le scorreva nelle vene, il suo inesorabile demone.

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Elisabetta Pendola

SEO specialist. Specialista SEO organica appassionata di cibo, alimentazione sana, colori e buonumore.

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