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Jaele non vuole più vivere

Jaele era rimasta sola. I suoi l’avevano cacciata di casa. L’unico posto dove poteva stare era psichiatria a Santa Maria nuova a Firenze dove l nutrivano a forza ma lei desiderava solo morire. Non aveva nemmeno un cazzo di pigiama o cose per vestirsi doveva usare il pigiama di carta fornito dall’ospedale dopo una doccia gelida. Le restavano poche sigarette e un euro per un caffè che non sarebbero mai andate a comprarle. La trattavano come l’ultima merda del mondo, ERA l’ultima merda nel mondo, persa nel suo cervello impazzito dal digiuno e dall’ambiente, un corridoio sporco dove vagare come uno zombie. Non le davano neanche l’acqua per paura che si rivomitasse addosso anche i suoi stessi organi. Le restava un computer (quando glielo davano) e una penna, e forse qualche foglio sparso per scrivere. Nè un libro, né un giornale, né un pacco di fazzoletti, solo medicine e medicine, psicofarmaci per stordirla ancora di più, la musica del pianoforte di horovitz a fare da sottofondo al suo pianto interno infinito, aveva finito anche l’idratazione per lacrimare.

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