Jaele 6
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Jaele voleva scrivere un raccontino, per il gruppo degli alcolisti in trattamento, ma non aveva idee, la sua testa era vuota. Quella mattina si era abbuffata delle colazioni altrui e aveva vomitato. Che bel modo di cominciare la giornata. E dire che si era alzata con tutti i buoni propositi del mondo. Cavolo, aveva la sua mela, che bisogno c’era di ingurgitare tutto il resto? La fame? non solo. Forse la paura. Si sentiva debole, e non aveva ancora fatto il suo rituale mattutino della doccia, e poi, e poi….doveva scrivere quel maledetto racconto, e la pressione era enorme, e la corsia era piena di pazienti nuovi e lei si sentiva spaesata, oppressa, rinchiusa, e sola, in mezzo a tutta quella gente, sola nell’anima. Apriva il suo computer ma non riusciva a digitare due lettere scritte in fila, la mente era altrove, a quanto si sentiva stupida e a quanto si rovinava con le sue stesse mani le giornate. Non sarebbe uscita mai più da lì, se lo sentiva, non l’avrebbero sguinzagliata fuori in quelle condizioni di caos e disperazione che la sopraffacevano.

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