Dare il mocio vileda è una priorità assoluta anche nelle più inospitali delle case e l’urgenza della sua passata vince anche la più lugubri delle depressioni. Come la mia. Dispiacetevi, strappatevi i capelli, so di darvi un grosso dolore, ma anche la roccia Betty ogni tanto rotola giù dalla montagna. Parlo a mio padre al telefono e penso di aver inventato una bella metafora gli dico: faccio come quell’omino che saliva saliva e poi gli ruzzolava la pietra giù e doveva risalire. E lui guarda che quell’omino era Sisifo. Ah si, lui. No, non c’è nessuno che vi porterà sulla spalla fino in cima se siete caduti ( e io sono andata in un precipizio, manca poco vedo il magma che si avvolge nelle viscere per mezzo di conduzione). Se siete depressi, alzate il culo e date il mocio. Magari mettetevi le ruote sotto la pancia. Diventate un carretto, una carriola, un aeroplanino. Imboccatevi da soli e mangiate. Servono forze per uscire dalla stanzetta claustrofobica. Fatevi una maschera per il viso e mentre aspettate che agisca passate il mocio. Chiamate le Amiche, ma fatelo davvero, non leggetelo su Glamour. Accendete i Beatles, fate schizzare la spuma del Coca-Cola perché l’avete agitato e shakerato come il più costoso dei cocktail. Ritrovate il gatto esattamente dove l’avete lasciato, cioè fuori dalla porta a miagolare, oppure a dormire. Il gatto è una delle Certezze della vita. Cose banali, fondamentali. Diventate maestri dell’ovvio. Per ogni cosa vecchia fatene una nuova. Per ogni sigaretta fumata, offritene una all’alcolizzato dei giardini, e poi domandatevi dopo se ha un cancro ai polmoni, però pregate perché al suo posto ce lo si scopra avere invece Stefano della nutella, che è diventato dirigente a 14 anni ha sposato una modella vive in una villa soleggiata e ha due figli sani e sospettosamente ariani. Vi prego, vestitevi di arancione, che io mi vesto bene a un appuntamento importante, c’ho la colite che si da il cambio col buonumore.
Dimmi tutto!