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Think pink, herr doctor

Ancora due giorni, e sarò fuori da ogni clinica e ospedale, poi il prossimo passo sarà abituarmi di nuovo all’aria di casa, una casa che mi è mancata per un anno e mezzo vissuto in un letto di psichiatria dove nessuno mi aveva dato speranze, dovevo morire il giorno di natale, i dottori avevano avvertito i miei che non sarei arrivata alla mattina successiva, ed invece eccomi qua, pronta ad arrabattarmi nel mondo reale, corazzata di tutto il bagaglio di disciplina, autocontrollo, abilità acquisite in tutto questo tempo, me lo merito un po’ di mare, di relax, la mia prima fine d’estate goduta da dieci anni a questa parte, eh sì, son passati quasi dieci anni dall’ultima volta che son stata al mare, al tempo col mio uomo, e poi c’è stato l’abisso, una scappatina al mare per i mondiali del 2005 ma vissuto malissimo nel pieno della bulimia, ora sono di sana e robusta costituzione, grassoccia e preparate alla forza fisica che richiede una vita normale, piena di energie per concentrarmi, lavorare, leggere, scrivere, parlare, dialogare con gli altri, con me stessa, con la natura, e ringraziarla con tutto il mio cuore per avermi dato la possibilità, di nuovo, di riscattarmi, a 28 anni suonati, e di aver lasciato passare un altro treno con la portiera aperta: il treno correva veloce, ma io ci sono saltata dentro a capofitto, ho lavorato sodo in questi mesi, per la prima volta mi sento beneficamente autoefficace, soddisfatta dei miei risultai, non più perfezionista clinica ma autoindulgente, seppur ferrea nel controllo degli impulsi nocivi per gestire le emozioni, le emozioni me le vivo tutte quando passano, come un’onda di una mareggiata burrascosa, arrivano, ci sbatto la faccia contro, e poi passano, e torna il limpido turgore del mare piatto, bello come in una cartolina, sia quando è calmo, che quando assomiglia a un quadro di Turner, è sempre lo stesso mare, è sempre dentro di me anche quando lo guarderò dall’esterno sia quando mi ci immergerò dentro, e io non sono mai la stessa ma sono contemporaneamente sempre uguale, la stessa bambina ma cresciuta, costantemente in divenire verso il mio destino, una persona adulta piena di risorse, per gigioneggiare e anche per cominciare a prendere la vita nello stesso tempo un dono giocoso ma anche dannatamente sul serio. Qui ho imparato tutto, la psichiatria e poi questa clinica mi hanno dato tutto quello che avevano da darmi, ed è stato tanto, gli devo tutto o quasi, se sono quello che sono adesso, gli devo la vita in primis e il gestirla in secundis, forse non ho avuto una giovinezza come tante altre, forse ho saltato tanti passi obbligatori dell’adolescenza e della tarda giovinezza, forse ho avuto esperienze diverse da molti altri, ma chi se ne frega, è andata come doveva andare, non poteva essere altrimenti, la vita ha riservato queste dure prove per me, quindi grazie, grazie a questi anni turbolenti, di orrore selvaggio,di reclusione, di prigionia, di regole, di frustrazione, di difficoltà, di prove continue a cui sono stata sottoposta se il risultato poi è tangibile, lo posso quasi toccare, ed è frutto solo mio, il mio gioiello prezioso, il mio cuore di swarowski, la mia vita tra le mani. Guarire si può, e non chiamiamolo più miracolo, ma frutto di farsi un culo così.

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1 commento su “Think pink, herr doctor
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  1. Grandissima. Una vita nuova, un nuovo inizio. È una cosa che ti sei conquistata da sola e vale tantissimo. Sei grande. E ti vogliamo in tanti un bene infinito. Spero di vederti presto dal vivo nella mia Torino per offrirti momenti di scazzo e ilarità, ma soprattutto di normale normalità. Ben tornata.

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