Erano venuti i suoi, le avevano portato le sigarette, un libro, e il cd dello yoga. La sua amica Sara non era passata quel pomeriggio ma non importava, sarebbe venuta quella sera, o domani. Aveva ancora la sua scrittura, la sua unica via di fuga, non aveva vomitato, aveva fame ma poteva sopportarla, aveva chiacchierato con la Gianna e con Antonio e l’avevano abbracciata, la Marta e la Stefy le avevano dato un bacino. Si sentiva amata anche in quell’ospedale di merda dove era rinchiusa, e lo sarebbe stata finché sarebbe rimasta schiava di se stessa e dei suoi pensieri ossessivi e malati. I turni si susseguivano buoni e cattivi, e lei cercava di sopravvivere alla vita in ospedale a cui piano piano si stava riabituando, ormai era la sua casa, perché casa sua non l’aveva più. Ma lei sarebbe diventata una chiocciola, o una tartaruga, e si sarebbe portata la sua casa sempre con lei, con tutto il suo scrigno dei sogni e delle ambizioni e della forza di vivere che ancora la tenevano in vita. La Betty malata stava cominciando a vacillare a forza di soffrire, aveva sputato tutte le sue lacrime e le sue tossine e si stava piano piano depurando e purificando dalla sensazione di schifo che provava per se stessa e per i suoi tre io. No, non era una persona di merda, non avrebbe vomitato, e non avrebbe più mentito a se stessa, avrebbe scritto, scritto, scritto, e letto, e con gentilezza avrebbe cominciato ad amarsi e ad amare e a perdonare gli altri, anche chi le aveva fatto del male, quindi sarebbe stata clemente anche con se stessa. Era una promessa che avevano trasferito anche nella cartella clinica.
Jaele è più tranquilla0 (0)
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