Avrebbe dovuto essere idealmente un (tentativo di) fiore di avocado, quelli stupendi che si vedono nelle foto ganze ammmerigane di #healthyfood, già, già, avrebbe dovuto. È diventato altro, ma mica perché ho cambiato idea e mi è venuta un’idea di impiattellamento più brillante e bella, proprio perché il fiore m’appassiva nelle mani, si struggeva e distruggeva e sembrava sgozzato al mattatoio del ventre di Parigi al tempo di Zoliana (*ndr) gloria , e alla fine pareva una seppia da quanto era nero. Bono è bono ancora, fiore di certo non era, è diventato altro, nascondendo malamente la vergogna nella siepe di insalata. Un po’ come la mia vita, doveva e poteva essere in qualche modo (in qualche modo che dicevo io dalla sala comandi, poi sostituito da qualche preciso modo che dicevano altri, disposizioni di altri, o meglio che mi ci stringevano, comprimevano, letteralmente tagliuzzandomi ad arte, intagliandomi una forma mentis che non aveva un posto a tavola, e nemmeno doveva fare il fiore, ma solo stare fuori posto, fuori dalla verità, fuori dalla foto, fuori di testa, fuori dai discorsi e fuori legge se non come l’imputata da citare in giudizio. La causale. E la scusa pronta, per non guardarsi.mai.DENTRO. Attraverso di me, in molti camici e grembi hanno vissuto il fuori, per colmare il vuoto che hanno dentro, e che chiamano importante, l’importante. E che chiamano vita vera, vita normale. Io leggo una vita di ruolo, un gioco senza dadi. La mia vita che doveva e poteva essere… …(un salamelecco ossequioso!) …. MA è diventata altro, e si nasconde nelle siepi, e gioca con la luce filtrata dalle ombre le sue e le altre e dadi lanciati a timbuctù, sempre tante e diverse ricostruzioni, e la mia vita e io, che potevo anche nascere BELLA e così non è stato, sono e divento qualcosa di diverso, qualcosa di libero.
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Dimmi tutto!