Il vero terrore di andare negli ospedali (per tutti, non solo per chi come me ha anche il panico ipervigile e strisciante di essere squadrato a raggi x e risucchiato nel dimenticatoio dei pazzi recidivi e cammina con un giornale in testa e un pigiama col cappuccio grigio sbiadito vistosamente anonimo centuplicando la probabilità di rischio) non è dovuto tanto alla legittima e giusta fifa dell’operazione chirurgica, -sia essa semplice o complicatissima un controllino o un’emergenza- del sangue degli aghi delle flebo degli intestini spappolati delle complicazioni delle morti più o meno improvvise o accidentali dei bambini che piangono degli esiti nefasti delle tragedie delle infezioni o banalmente della burocrazia labirintica e delle file e del giramento di coglioni generale che diventa no sfogatoio sociale passivo-aggressivo per cui ne capitano tutte lì ( ed effettivamente..)…ma il VERO terrore subentra quando entri in comunicazione col personale infermieristco😱 che si affaccia sbucando all’improvviso dal maniglione antipatico del reparto in questione e ti chiede
E LEI, signora, che vuole qui?
sono qui per la mi mamma… si opera.. se posso chiedere a lei… in che stanza è ho portato le sue cose ..
ah no io un so nulla dei degenti non lo chieda a me lei non può stare qui
va bene certo sto aspettando la aspetto qui fuori
no signora ma lei qui che vuole cosa lei ha da fare qualcosa cosa aspetta chi cerca?
c’è mia madre dentro, sto aspettando notizie qui fuori, sono la figlia, grazie, aspetto
ah io non so nulla unno chieda a me ho da lavorare io eh un lo vede qui c’è gente che si deve operare? la un mi stia qui nimmèzzo, ma scusi, LEI, qui, che vuole, perché sta qui?
niente. mi sono fatta 20 chilometri per venire a prendere il caffè alle vostre macchinette. grazie. sorrisone.
Dimmi tutto!