Sveglia nel senso di sveglia nel senso no sveglia impallinata concentratissima nella fondamentale organizzazione minutoperminuto di come sputtanarmi la giornata per infilarmi un calzino dueètroppo e arrivare a comprare tutte le sigarette che ho fumato dall’angoscia di pianificarmi il viaggio verso il pacchetto senza essere vista e evitando di incrociare una qualsiasi prova che esisto tipo specchietti, semafori che mi devono pure aspettare, strisce che non vogliono essere calpestate da me, vetrine che perdono il loro appeal se riflessanti, manichini senza testa e cordevocali che da dentro potrebbero cominciare a sparlare, tovagliette da colazione dei cinesi che se mi vedono si arrotolano e ritraggono e risucchiano nel proprio cilindro preferendosi manganelli, non sveglia che mi tiene ritta solo la fame con la buccia e con la contenta convincente che se devo ingegnarmi a trovare qualcosa da afferrare per mettermi il silenziatore allo stomaco forse allora per qualcosa mi ero davvero svegliata con uno scopo, metti un ingranaggio che si ricorda di ingranare, ogni tanto, a intervalli più o meno ravvicinati, succede e è drammaticamente simile alla tramava dei cuori spezzati nelle poste del cuore: Sono povera in canna non c’ho una lira zero burnout, lastrico, debiti, bollette che risalgono al manoscritto trovato a saragozza. Impossibilità di attingere alla pensione da invalida psichica per motivazioni motivate, ben motivate, da altri, autorevoli altri. Esci da me ed è tutto autorevole. Io-autorevole tu-piattola. Se impugno un giàscritto già sistemato già archiviato un giàillustrato progetto ho anche, urgentemente, bisogno di avere una colazione per presentarmi e fare presente qualcosa che presente non è, o che boccia ogni presente prevedendolo presagio, un filo di cotone per rattoppare due stracci e farci, quantomeno, la figura dell’avanzo di galera pentito sulla strada dell’onesta pagnotta ma chi io, dall’intelligenza si guarisce dalla pazzia no ma forse si può far finta, dal nulla no, non si esiste, non si nasce, se non da quel quid delle gonadi che per me è un’agonìa e di cui non voglio nemmeno sentir parlare, sentir pensare. No ve lo dico ora perché ci sta che domani licenzio il ghost writer che mi scrive il blog e poi magari si pignorano il mac e indove finisco non c’è campo non lo state a chiamare chilhavisto, secondo ponte a destra.
Dimmi tutto!