Alla mi mamma non piace affatto quello che mi dice la mia psicologa. Non le torna proprio peggnènte, e bofonchia scuotendo la testa, con quell’espressione un po’ alla ora ci penso io, e è proprio lì la trappola. La mia mamma è quella che come condizione obbligatoria per non risottoscrivere e rinnovare e equipaggiare di gran carica il mio ennesimo ricovero coercitivo mi ha costretta giuridicamente –come minimo– a andare dalla psicologa, il cui recapito e nominativo mi ha indicato lei medesima, la somma furbissima, sotto contratto che si legge ricatto. Ora beccati che nell’ora settimanale io e la psicologa giochiamo a freccette e disegniamo barba baffi e occhiali sulla tua linea genitoriale, e umana. No ma comunque ti perdono eh. Guarda ti perdono ancora prima che tu mi abbia mai chiesto scusa, o mai contemplato che la mia libertà mi riguardasse.
Pausa bar troppo affollato la domenica mattina. E egregio educato istruitissimo signore che prima sgomiti nel costato per farti largo al bancone, e poi vi piazzate con tua moglie che manco alla cocomerata di sanlorenzo a guardare i fochi bisogna berciare così forte per far sentire il proprio impagabile feedback su ogni cosa che sta in cielo e in terra: ecco, te, ‘nonnoressica’ ci sarà tu sorella!
Dimmi tutto!