Una volta quand ero piccola e idiota nel merdamagnum di internet postai una foto che puntavo i piedi stizzosa e era estate e un po’ le galosce si vedevano, nel senso, erano ancora i tempi in cui se faceva un caldoboia due peli dai polpacci con riluttanza me li strappavo, per infilare i pinocchietti e arrivare fin dal gelataro. Insomma postai sta foto, ai piuttosto imprudente, va detto, ora tra selfie&belfie una foto del genere sarei minimo arrestata per sfoggio sfacciato di burkini, e sto genio di bimbetta mi scrisse a lettere cubitali, laconica, lapidaria, seguita da molti anonimi consensi:
Oh, se io avessi due cosce così mi sparerei.
Credo (credo) che iniziò un po’ così a frullarmi in testa che avrei potuto risparmiarmi qualche lustro di digiuni e due costole e cicatrici e la frequentazione aggratis in vitalizio di certi ambienti psichiatrici in ruolo di succulenta cavia, se solo allora, come oggi, avessi semplicemente chiuso il discorso rispondendole
che peccato allora che non ce l’hai, altrimenti ti saresti abbondantemente già sparata e levata dalle scatole
scatenando un esplosione di gusto nel mio gelato.
Dimmi tutto!