Forse è perché mi sveglio a quest’ora, eccessivamente ossessionata dall’intervallo temporale che distorce il tempo e la sincro dei nostri umori, tu sei triste, io sono contenta, tu sei contento, io sono disperata, tu ti senti un leone io un lombrico e se ti parlo di lombricità alle 13.30 e tu mi parli di leoni la tua ferinità m’intorpidirà d’indifferenza o addirittura d’irritazione mentre quando io ti vorrò convogliare nella felicità tu mi smorzerai scoppiandomi a piangere all’improvviso. Senza che io sia pronta. Senza che io sia sensibile, comprensiva, paziente, disponibile. Ma chi vede le emozioni invisibili, i fatti non registrati da qualcuno che ci guarda senza metterci del suo, senza implicare se stesso, si possono forse scorgere le luci degli appartamenti di fronte, e pensare che a una certa ora si comportino come ora, noi. Ma non si suppone altre versioni. Chi riesce a vedere l’amore, più evanescente ancora di qualsiasi nostro fantasma, l’opposto di un rintocco di una puntuale campana, o addirittura catturarlo, chi siete, voi, per dirmi che non so cos’è l’amore? Sono stata una bambina precoce, ho imparato a far finta di suicidarmi a otto anni.
Dimmi tutto!