Arriva prima o poi il giorno in cui uno si riconnette col suo microcosmo. Serve una discreta scarica di rabbia violenta a precederlo. Niente può più scalfirlo, niente può più crollare. Quello che crolla era già crepato da venuzze di menzogne, vigliaccherie, infiltrazioni velenose, ma si sa come fare, si prendono tanti mattoncini dai fasci dei propri muscoli generosi e si ricostruisce, si rincolla, si tappezza, si spazza, si lima, abbiamo una predisposizione al coraggio per inventarci anche una casa nuova, una casa Nostra, i genitori hanno dato (tanto), i medici hanno dato (tanto), i libri hanno dato (un po’), gli amici hanno ancora da dare (tanto), l’amore non finisce mai di dare anche laddove la vita ti toglie. La mia cicatrice psichica radicata e quella fisica deturpante dallo sterno al pube mi rende simile a una tigre siberiana che è senza un orecchio, la coda, o un occhio: significa che ha combattuto tanto, ed è il trofeo più ambito.
Dimmi tutto!