Troppo #campiello, e non è un vino
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Da ragazzetta (2 giorni fa) pensavo di essere intellettualmente superiore e che avrei monopolizzato l’attenzione dei circoli letterari citando con voce gutturale, sensuale e profonda i passi salienti del mio ultimo romanzo cult, che sarei diventata una leggenda non postuma, che avrei cavalcato indenne il turbamento psichiatrico, facendone trama per future interviste su magazine alla moda senza pubblicità di moda, e mi ritrovo sdraiata su un letto con un Ipad che non posso leggere sotto le coperte perché mi si rigira lo schermo dritto come le bamboline che cascano sempre in piedi (cazzo, ma io lo voglio leggere da orizzontale, qualcuno fermi sto coso!) con la febbre a 39 che sale a 40 se solo leggo un altro commento alla cinquina candidata a vincere il premio di Campiello, come saliva la febbre inversamente proporzionale alle ore che mancavano dal compito di matematica, posso dire finalmente anch’io di essere una dozzinale donna da bar. E di essermi liberata dal demone della scrittrice inedita. Donne da vignetta della settimana enigmistica coi bigodini in testa che vi lamentate dei mariti che si ritrovano al bar a parlare di calcio e macchine. E delle altre. Ché tra uomini non esiste la parola spia o il ti salverò io, lo vado a dire a lui, anzi, lo dico a tutte le mie amiche che tanto qualcuna che glielo dice statisticamente c’è. Io, che quando viene il tecnico della caldaia me ne vado al bar. Io che quando deve telefonare il babbo me ne vado al bar. Io che quando chiedono notizie di me dal centro igiene mentale me ne vado al bar. Io che prima di ballare un’altra volta la zumba piuttosto me ne vado al bar. Io che se devo andare a fare la spesa se no mi muore il gatto di fame me ne vado al bar. Io che quando devo scrivere un racconto serio, ammazzatemi prima, non ho più ventanni, non faccio primapagina, ispiratevi a qualche vignetta, un film di tarantino è sprecato per me, se volete vi taggo, ma il mio account langue come la smemoranda di una liceale così secchiona da ricordarsi i compiti a memoria e che si lava poco. L’astrofisica della mia morte in mezzo alla geologia d’un padre e alla botanica degli affetti rimarrà un campo oscuro, inesplorato, e disperso. Cosa vi siete persi. Peccato. Direbbe una me più positiva, ottimista, e credulona. Che ti frega se non hai vinto, l’importante è crederci. Ecco, il senso che mi do è che non risolvo i problemi facendomi un nuovo taglio di capelli, infilandomi in una setta religiosa, allineandomi con madre natura e con l’universo. Io ci vado giù pesante, di mattanza. Se non mi trovate in casa, provate al bar.

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8 risposte a “Troppo #campiello, e non è un vino
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  1. Avatar fulvialuna1

    Azz..

  2. Avatar fulvialuna1f

    Azz…ma diluviava!

  3. Avatar fulvialuna1

    Al bar ci sono stata questa mattina, com’è che non ti ho visto?

    1. Avatar elisabettapendola

      Non sei venuta in veranda??

  4. Avatar Diemme

    Troppo simpatica!

    1. Avatar elisabettapendola

      Grazie 🙂

  5. Avatar Sale Zucchero e Cannella...

    Fantastica!!! 😀

  6. Avatar Fefy

    Sopra ai tasti del volume c’è un tastino che serve a bloccare la rotazione 🙂 (ma io leggo sempre in verticale!!!)

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