Lo psichiatra mi ha detto che devo trovare strategie. Tipo imbottirmi di Tavor durante la cena così dopo mi metto davanti a un film e mi faccio calare la palpebra stronfia sul lettone alle dieci e non vado in cucina di soppiatto a trasformarmi in un aspirapolvere a mulinello, a paciugarmi il pigiama come se avessi appena lottato coi suini in un trogolo: ovvero svuotare il barattolo di nutella (quello gigante/la confezione famiglia) e cuocerlo sul gas come se fosse cioccolata calda, inzupparci i biscotti (la confezione famiglia) , e inebetirmi davanti allo schermo del mac sparandomi al buio come una pervertita trecentocinquantamila slideshows di ricette di panbrioches, macarones, torte con i ritagli delle uova di pasqua, e non fermarmi neanche davanti a un grottesco polpettone, Dio, sei vegan! Lo psichiatra mi ha detto che è lo stress, il lavoro, gli ammiccamenti, le mille cose da fare, per me ogni azione è ansiogena, arrivo da un’ottima annata di flebo, la mia cantina è piena di etichette e di bugiardini di medicinali, per farmi inghiottire un piccolino Barilla mi ci voleva un clown col naso rosso a distrarmi, ora mi sembra che devo andarci giù di Tavor, per fermarmi dopo il diciassettesimo budino, che vuoi che mi dica uno psichiatra. Forse devo fumare di più. E faccio impallidire la mamma. Forse devo fare sesso. E faccio impallidire il babbo. Le chiamano strategie.
Dimmi tutto!