I Feel Betta

Era seduta davanti al computer con le spalle rivolte verso il golfo, la connessione internet dell’hotel era lentissima e lei doveva memorizzare tutte le parole che voleva scrivere in fila a forza nel cervello per non lasciarle andare perdute mentre le pagine davanti a lei si caricavano a ritmo sincopato. Non andava in bagno da giorni, era preoccupata e gonfia e non ebbe il coraggio di dirlo a suo padre ma a sua madre, sì, lo sapeva, perché era una cosa di cui ci si poteva lamentare con lei, di solito, e di solito riusciva a tranquillizzarla e poi succedeva sempre che mentre lo diceva finiva per andarci davvero, in bagno, quando era con lei. Ma ora non succedeva, e tutto il pesce mangiato da giorni le stava fermentando e imputridendo nell’intestino, i pantaloni nuovi già nell’arco di tre giorni dall’acquisto non le si chiudevano più e pensò che se ingrassare a ritmo forsennato era diventato il suo destinio, allora l’avrebbe svolto e compiuto fino in fondo, non fermandosi più dall’assaggiare, leccare, mordere ogni boccone che proveniva dalla terra, dal mare, dal ghiaccio come dal fuoco. Il mare li stava velocemente invecchiando, suo padre l’aspettava fuori dall’hotel fumandosi una sigaretta, avevano dato da mangiare al cane presto per poter uscire e fare un giro in centro prima di cena, lui diceva che forse avevano dormito troppo, e in effetti sì, erano abbastanza frastornati e tenevano aperti a fatica gli occhi cisposi e appisolati, l’aria di mare li stancava ma li rendeva indomiti quando si avventuravano nella notte per le strade buie delle cinque terre d’inverno, dopo molte foto di sfuggita fatte al telefonino in cui si vedeva chiaramente, da mattino a sera, il declino del loro viso.