Jaele stava molto meglio
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Quel sabato si era fatta la doccia presto, aveva fatto colazione e già due nutrizioni, più aveva mangiato 4 mele e tanti mandarini, ora aspettava la sigaretta delle cinque e si congratulava con se stessa per aver completato due sessioni di yoga quella mattina. Era venuto suo padre ed avevano fatto le parole incrociate e lei era contenta. Adesso le mancava solo la mamma, aveva voglia di parlare, con qualcuno di vivo, ma non sarebbe venuta quella sera, il dottore glielo aveva proibito. Però Jaele era contenta, aveva freddo, sì, tanto freddo, ma era felice di essere vegan e di non aver vomitato, di avere finalmente il suo computer e di poter scrivere, navigare, fare yoga con il cd apposito, rilassarsi. Con la sua copertina e la sua vestaglia viola e la tuta nuova si sentiva libera e leggera e presto sarebbe tornata a volare. Il giorno precedente il dottore le aveva parlato di un centro apposito per i disturbi alimentari e di doppia diagnosi come i suoi e lei sperava soltanto che non ci fosse troppa lista d’attesa perché in ospedale psichiatrico non era il suo posto, era troppo noioso e rigido, e lei aveva bisogno di cure apposite. Si trovava a Savona e lei non ne aveva mai sentito parlare ma si sarebbe informata, voleva sapere tutto, se si poteva prendere il caffé, se c’era un giardino, se si poteva fumare, tutte cose essenziali alla sopravvivenza lunga insomma. Ma tutto era meglio della psichiatria. La psichiatria la distruggeva moralmente, Jaele invece voleva restare sveglia, fare qualcosa, ricominciare a vivere, piano piano, e avrebbe accettato qualsiasi aiuto. Forse non era troppo tardi per riconciliarsi con quella bambina sporca e cattiva che si sentiva dentro e che non le permetteva di vivere una vita serena. Aveva voglia di volersi bene, di perdonarsi, di rientrare in se stessa invece di perdere la testa. Non avrebbe mai più sputato addosso al dono della sua vita, era arrivata l’ora.

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2 risposte a “Jaele stava molto meglio
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  1. Avatar Sara
    Sara

    Ti guardo con i miei occhi e non capisco. Ti guardo con i tuoi occhi e capisco e sento.
    Mi guardo con i miei occhi e sento sulla pelle e dentro quello che fuori gli alri non conoscono.
    E’ proprio come in un romanzo alla Orwell, tutti sordi e solo tu puoi sentire l’eco di certi pensieri.
    (per una volta fatti sorda e prova a non ascoltarli nemmeno tu)

  2. Avatar Silviza
    Silviza

    Ti leggo spesso, ma non trovo mai delle parole leggere abbastanza da poter arrivare fino a te, così preferisco starmene zitta. Sappi che ti porto sempre nel cuore e faccio il tifo per te.
    Silviza

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