Jaele è chiusa a chiave.
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Jaele era stata ricoverata di nuovo, all’improvviso, e ora sì che si sentiva mancare la terra sotto i piedi davvero. Non le avevano neanche permesso di salutare i suoi. L’avevano di nuovo sequestrata a se stessa, infreddolita, con 40 gradi, piangeva senza speranza. La psichiatria è un furto dell’anima, ti prende quando vuole lei, e ti molla solo quando fingi di stare bene. E lei ora non stava più bene, non lo sarebbe mai più stata. Si sentiva sola, abbandonata, infagottata nella sua solitudine. Neanche un saluto, neanche quello. Per il suo bene, dicevano, ma lei sapeva sapeva benissimo che non sarebbe stata bene, che soffriva, che voleva la mamma, che voleva il babbo, che voleva il suo gatto e il suo cane, che avrebbe fatto di tutto per uccidersi, e cavolo stavolta ci sarebbe riuscita, adesso non era più amata, adesso era la solita pazza, e loro erano pazzi, e tutti sembravano tremendamente pazzi, visti da là dentro, incasellata senza un nome, con solo un numero sopra il letto e Shopenauer maledetto che le rovinava il comodino vuoto. Solo quello desiderava ora, il vuoto. E una sigaretta. Sì, una sigaretta, altro che vuoto. Voleva riempirsi i polmoni di veleno fino a scoppiare. E vomitare acqua. E vomitare tutto. La sua forza di morte si sarebbe solo rafforzata, là dentro, e nessuno lo capiva.

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Una risposta a “Jaele è chiusa a chiave.
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  1. Avatar Rachele
    Rachele

    Ehi…ti penso più spesso di quanto tu creda.
    A Venezia ci sarà sempre posto per te.
    Scrivimi
    Rachele

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